A Teheran non si placano le manifestazioni contro il governo, ma le forze dell’ordine non si fermano e continuano ad attaccare
Nuove proteste in Iran, in particolare nelle università e nel nord ovest del Paese a maggioranza curdo, dove continua la rivolta contro il governo dopo la morte di Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale di Teheran con l’accusa di non indossare correttamente l’hijab.
Secondo gli attivisti dell‘ong Hengaw, con sede a Oslo, gli agenti della polizia hanno sparato oggi contro i manifestanti e ferito 35 persone a Marivan, una città nella provincia del Kurdistan iraniano.
In questo ultimo fine settimana sarebbero morte 16 persone
Qui la nuova protesta è esplosa per la morte di Nasrin Ghadri dopo essere stata picchiata sulla testa dalla polizia. La ragazza è stata sepolta in fretta all’alba e senza cerimonia funebre per evitare, secondo gli attivisti di Hengaw, che diventasse un nuovo simbolo della protesta. Le autorità di Teheran hanno poi inviato rinforzi nella zona.
In questo fine settimane almeno altre 16 persone sarebbero state uccise da colpi di arma da fuoco sparati dalle forze di sicurezza iraniane nel Sistan e nella provincia del Baluchistan. L’Ong Human Rights Iran ha indicato che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco il 4 novembre contro un raduno nella città di Jash, nel Sistan e nel Belucistan, teatro di un altro “venerdì nero” dopo la morte di quasi cento manifestanti il 30 settembre nella città di Zahedan. L’Ong stima che le vittime dall’inizio delle proteste a settembre siano 304, tra cui 41 bambini, in 21 province del Paese.