Made in Italy, la rete dei falsari va dall’Asia all’Est Europa

Il dossier. Tra il 2019 ei primi sei mesi del 2022 sigilli in Italia a 26,5 milioni di beni contraffatti L’anello debole dei controlli in altri varchi della Ue

Il dossier sulla scrivania del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è bollente. Tra il 2019 ei primi sei mesi del 2022 funzionari e funzionari dell’agenzia delle Dogane hanno intercettato 26,5 milioni di prodotti e pezzi contraffatti, 9,5 milioni dei quali con marchi falsificati delle più importanti aziende italiane, riporta Il Sole 24 Ore. Ma le merci che sono riuscite a superare i controlli, anche sfruttando le verifiche più blande in altri Stati Ue, sono almeno il quadruplo. Lo confermano i più recenti report di intelligence: l’aggressione a un asset strategico come il Made in Italy frutta alle organizzazioni criminali internazionali oltre 100 miliardi di euro all’anno, secondo l‘OcseBloccare i flussi in entrata, ma anche in transito, rappresenta il primo passo per la tutela del brand italiano. Dai giocattoli alle automobili Negli ultimi tre anni e mezzo sono finiti sotto sigillo oltre 3,3 milioni di giocattoli e articoli sportivi, 1,4 milioni di capi di abbigliamento, 756mila calzature, 89mila cellulari, 81mila automobili e accessori, 45mila apparecchi informaticiUna lista che racconta quanto il business del falso sia ampio e variegato. Il danno per le imprese è incalcolabile. Le conseguenze le subiscono l’indotto, tutta la catena di lavoratori ma anche i consumatori. Come per esempio i bambini.

Il prodotto
Il cuoco del ristorante “I maestri della tavola bistrot 77”,locale che produce prodotti italiani certificati (Ansa)

A Napoli sono stati trovati 8mila giocattoli contraffatti di provenienza cinese. Erano stati costruiti con gli ftalati, agenti chimici capaci di causare gravi danni allo sviluppo dei sistemi neurologico e riproduttivo e al metabolismo. Gli esami di laboratorio hanno confermato una quantità di migliaia di volte superiore ai limiti consentiti. La tecnica dell’assemblaggio Non sempre i funzionari delle Dogane, sotto la guida del direttore Marcello Minenna, si trovano davanti a spedizioni di prodotti finiti. Anzi, a guardare i dati degli ultimi tre anni e mezzo spicca la voce “Altro” – ben 19,3 milioni di pezzi singoli – che racchiude, tra le altre cose, bottoni, spille, maglie, cerniere etichette prive di scritte. Tutto arriva con carichi distinti, attraverso dogane sparse sul territorio italiano, tentativo nel di aggirare i monitoraggi.

Dietro a questo traffico c’è una strategia criminale

La qualità
Prodotti Made in Italy (Ansa)

Materiale che viene prelevato e portato in un unico opificio clandestino: stampanti 3D di ultima generazione, presse manuali e termosaldanti, cliché metallici che fungono da matrice per la copia delle griffe da riprodurre e plotter con rotoli di carta adesiva per imprimere i brand falsificati servono per completare l’assemblaggio degli abiti e riportare la dicitura “100% made in Italy“, “100% Italia” o “Tutto italiano“. Le rotte del falso Le rotte del falso sono ricostruite nei dossier dell’Agenzia, che da tempo traccia i movimenti delle merci contraffatte. Il maggior numero di questi prodotti sequestrati nel corso del 2021 è dalla Bulgaria, dove secondo fontie dell’Antimafia dovrebbe ramificazioni di clan della camorra, interessato al fruttuoso mercato del falso. Il 65,9% delle merci sequestrate aveva bolle bulgare, mentre il 12,2% turche, 9,9% cinesi e il 6,2% greche. Nella falsificazione del Made in Italy – che rappresenta una voce all’interno della contraffazione – la Cina è il principale Paese produttore ed esportatore.

Nel 2021, infatti, il 96% dei sequestri di merci con marchi delle aziende italiane erano provenienti dalla Repubblica popolare. La strategia criminale La struttura dei controlli italiana rischia però di non essere sufficiente. L’anello debole sembra essere le dogane di altri Paesi Ue, attraverso cui merce falsa riesce a superare i controlli per poi finire sugli scaffali dei negozi. In questo senso la proposta di una riforma del sistema doganale europeo, annunciata dal commissario Ue per gli affari economici, Paolo Gentiloni, potrebbe uniformare la qualità delle verifiche. Tuttavia, l’emergenza per l’industria italiana è adesso. Bisogna fare i con una strategia criminale internazionale definita nei dossier investigativi «costantemente diversificata», che «muta al variare del contesto esterno». Sodalizi del falso che veicolano le merci «mediante una rete ben articolata e strutturata, capace di adattarsi a volta in volta ai nuovi scenari, andando a intercettare i mercati ei flussi commerciali che possono portare a maggiori guadagni», tutto sfruttando dogane dove i controlli risultano più morbidi. 

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