L’ex centrocampista e capitano della Lazio dopo la vittoria nel derby: “Un successo che lancia gli uomini di Sarri. Deluso dalla Roma”
Cesar Rodriguez Aparecido, un nome che per tutti i tifosi della Lazio ha un solo significato: il fuoriclasse brasiliano capace di correre a perdifiato sulla fascia sinistra e collezionare dribbling, assist e gol. Cesar, anzi Cesaretto (così è stato ribattezzato dal popolo biancoceleste), ha scritto pagine indelebili di storia laziale. Ha vinto una Coppa Italia, ha giocato gare importanti di campionato e Champions League ed ha lasciato la sua firma indelebile in uno dei derby destinato a rimanere nella storia: quello del 6 gennaio del 2005. Senza il suo gol sarebbe stato inutile anche quello di Paolo Di Canio, che tornò a segnare ai giallorossi dopo sedici anni.
Oggi Cesar continua a seguire la Lazio da tifoso, ed ha festeggiato la vittoria nell’ultimo derby. Una partita che lui conosce molto bene. “Un derby deciso dai brasiliani – ricorda con orgoglio a Notizie.com – visto che ad essere decisivi sono stati Felipe Anderson e Ibanez. Uno ha fatto un gran gol, l’altro un grande regalo. La partita non è stata entusiasmante. Io credevo che la Roma provasse a fare qualcosa di più: ma non si è mai vista. Non ci ha mai messo in difficoltà. Di solito quando perdi nei derby, ci metti tutto. Invece loro non hanno fatto niente. Sembravano una squadra monotona, senza cambio di passo. La Lazio è stata poco esaltante, ma si vedeva che ha qualità. Anche nell’occasione del gol, è vero che Ibanez sbaglia, ma Pedro era li a fare pressing. A crederci. E poi Felipe Anderson è stato bravissimo”.
Il brasiliano è al terzo gol nei derby: “Sono convinto che ora sarà al settimo cielo. E’ un giocatore importante, che si sta sacrificando in un ruolo non suo, ma sta facendo bene: da quando gioca al posto di Ciro Immobile ha fatto gol, assist e sta dimostrando di poter dare una soluzione in più al gioco offensivo. E’ cresciuto tanto”. La vittoria della Lazio può spingere i biancocelesti in classifica? “Si, ma ora ci sarà la sosta e sarà un’incognita per tutti. Oggi vediamo una squadra, ma fra qualche mese nessuno può immaginare che Lazio sarà. Certo, vale anche per le altre squadre, ma la Lazio avrà pochi giocatori che andranno al Mondiale. Gli altri che faranno? Come si prepareranno? Difficile dire oggi cosa succederà domani”.
A cosa può ambire la Lazio? “In campionato può e deve puntare al quarto posto e in Europa non deve snobbare la Conference League. Sarà anche la serie C europea, ma non si scende mai in campo per perdere. E se volevano evitarla dovevano fare meglio in Europa League. Che senso ha lottare per chiudere bene il campionato, andare in Europa, se poi si snobba?”. Da brasiliano, l’ultimo pensiero va a Marcos Antonio, arrivato in estate dallo Shakhtar e non ancora pienamente inserito. “Anche io il primo anno ebbi dei problemi – conclude Cesar –. Venire da un altro calcio, non parlare la stessa lingua dei compagni in campo non ti aiuta. Io ho avuto bisogno di un pò di tempo e credo che anche lui tra poco potrà spiccare il volo. Si vede che ha qualità. Meno male che nel frattempo Cataldi è cresciuto tanto. Si vede, gioca con maggior sicurezza e non ha paura ad indossare la fascia di capitano. Ha giocato un gran derby e sta facendo molto bene”.