Il tecnico dei biancocelesti uno dei pochi ad aver alzato la voce e ad aver detto una cosa che pensano tutti: ecco i motivi
Nel corso del weekend assisteremo all’ultima giornata del campionato italiano. Una volta disputato il quindicesimo turno, la serie A (così come tutti i campionati mondiali) si fermeranno per dare spazio al Mondiale in Qatar. Una manifestazione completamente rinnovata rispetto alle tradizioni. Per la prima volta il Mondiale non si gioca nei mesi estivi e al termine delle stagioni sportivi. Ma a novembre, stravolgendo tutti i campionati e le abitudini dei vari tecnici.
Uno dei pochi ad alzare la voce e a dire tutto quello che la stragrande maggioranza (o forse sarebbe più giusto dire la totalità) degli allenatori pensa, è stato Maurizio Sarri, tecnico della Lazio. Parlando dei Mondiali in Qatar, Sarri ha detto: “Questo è il calcio moderno: usa e getta. Per fare i mondiali in Qatar, pensa il Qatar quello che può dare al calcio europeo, hanno reso le competizioni europee infattibili”. L’allenatore toscano (da sempre contro il calcio spezzatino e poco amante dei turni infrasettimanali), si è scagliato contro la scelta di andare a giocare in uno Stato come il Qatar.
“Mi piacerebbe se qualcuno potesse spiegarmi cosa può dare il Qatar al calcio mondiale per metterci tutti in questa difficoltà. Non sono preoccupato per i numeri, la mia squadra è la migliore in serie A su tutti i valori. Poi nelle competizioni europee il calendario era impegnativo già prima, ma in questo momento è quasi impossibile”. Le dichiarazioni di Sarri sono difficilmente smentibili. La Fifa ha scelto di accettare la candidatura del Qatar puntando sui soldi (tanti) che avrebbe guadagnato dagli emiri. Ed è andata contro a tanti principi (etici e sportivi) sulla quale aveva basato il suo essere. Un ente che da sempre (almeno a livello ufficiale) si è battuto contro le disuguaglianze e il razzismo ha portato i Mondiali in uno Stato in cui l’omosessualità è considerata un reato e dove le donne vivono privazioni e differenze sostanziali rispetto agli uomini. Uno Stato che negherà anche ai calciatori di mostrare simboli di pace e slogan positivi.
E per farlo ha portato i calciatori ad intensificare notevolmente le gare e ad assottigliare le pause all’interno di un calendario fittissimo: con conseguenze per la salute dei calciatori devastanti: quanti infortuni si sono registrati in questi mesi? Quanti menischi sono stati lesionati? Quanti calciatori sono stati costretti a rimanere a riposo o a saltare diverse gare pur di recuperare in vista del Mondiale? E soprattutto, chi garantirà sulla regolarità di una classifica che sarà stravolta, dopo due mesi di sosta? Ma in nome dei soldi (tanti), tutto è stato messo in secondo piano.