Ucraina, botta e risposta tra Kiev e Mosca per quanto riguarda i possibili negoziati: il punto della situazione fino ad ora
Si è arrivati al giorno numero 262 di conflitto. Un numero impressionante, così come quello delle persone che stanno continuano a perdere la vita. Sia tra militari ucraini che quelli russi. Ma soprattutto civili: edifici, case, ospedali e molto altro continuano ad essere bombardati. Una situazione che sta peggiorando giorno dopo giorno. I paesi europei, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti D’America spingono per la pace (ma continuano a fornire armi agli ucraini), ma pare che questa parola sia ancora molto difficile da raggiungere.
Nel frattempo, nelle ultime ore, c’è stato un botta e risposta tra Mosca e Kiev. I russi hanno fatto sapere che sono aperti ad un possibile negoziato, anche se il tutto dipenderà da molti fattori. A prendere parola ci ha pensato il senatore Sergei Teskov. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ‘Tass’ Mosca sarebbe aperta ad un dialogo e che un possibile negoziato può avere luogo. “I tempi del loro svolgimento dipendono dalla posizione dei partner dell’Ucraina“. Chiarissimo il riferimento ai paesi citati in precedenza. “Saranno molto difficili e complicati. Se continuano ad alimentare il conflitto non ci potranno essere“.
La risposta di Kiev non si è fatta attendere e non è stata per nulla tenera. A parlare ci ha pensato il procuratore generale del Paese, Andriy Kostin. Quest’ultimo ha rilasciato una intervista all’emittente televisiva ‘Bbc‘ (successivamente rilanciata da ‘Ukrinform’). Per il momento ha fatto sapere che l’Ucraina non sta prendendo in considerazione colloqui con la Russia per mettere la parola “fine” alla guerra.
Non solo, ha aggiunto dicendo: “Non credo che la questione della ripresa dei negoziati sia possibile La Russia deve essere ritenuta responsabile della guerra che lei stessa ha iniziato“. L’obiettivo dello stesso Kostin è quello di cercare di istituire una speciale tribunale internazionale, ribadendo anche la richiesta di riparazioni di guerra grazie alla confisca dei beni russi.