Per molti rappresenta una minaccia esistenziale per il settore della ristorazione, in parte a causa dell’aumento dei prezzi del cibo
Scrive il Guardian che secondo le guide dei ristoranti Harden il conto da oltre 200 sterline a testa nei migliori ristoranti sta ormai “diventando la norma”. Prezzi più che raddoppiati, specie “con la Brexit”. “E già cinque anni fa addebitare un conto da 100 sterline a testa era di per sé un fatto un po’ fuori dal normale”, dichiara Peter Harden, l’editore delle sue omonime guide al cibo.
Annota il quotidiano inglese: “Per la prima volta la guida dei ristoranti di Londra di Harden ha alzato la soglia del prezzo massimo a 130 sterline a testa riflettendo gli aumenti record dei prezzi dei menu” mentre l’edizione 2023 della guida “comprende 15 ristoranti nella capitale con un prezzo di oltre 200 sterline a testa, rispetto ai sei di quella fascia di quest’anno”.
La Brexit è stata una manna all’inizio, ora comincia a pesare anche agli inglesi
Harden’s Best Uk Restaurants, guida per il 2023 che sarà pubblicata il mese prossimo, annovera giù 12 locali fuori Londra “che costano più di 200 sterline a testa, rispetto agli otto di quest’anno” mentre nel Galles il menu degustazione più costoso, fatto di 32 portate, costa 410 sterline cadauno ed è dello Ynyshir Hall, ma al ristorante di Heston Blumenthal, il Fat Duck nel Berkshire, in questi giorni, secondo Harden, “è piuttosto difficile uscire per meno di 1.000 sterline in due”.
Secondo l’opinione diffusa la Brexit rappresenta una minaccia esistenziale per il settore della ristorazione, in parte a causa dell’aumento dei prezzi del cibo, ma principalmente a causa del costo aggiuntivo dell’assunzione del personale. E poi si è rivelata assolutamente disastrosa per tutto il commercio. Insomma, la Gran Bretagna si è data un tono e si è ringalluzzita con il cibo di buona qualità, ma ora la domanda è: quanti possono permetterselo e c’è qualcuno che poi lo serva? Harden afferma che l’impatto della Brexit è stato “più drammatico nei migliori ristoranti” con molti che hanno scelto di addebitare ai commensali prezzi fissi mentre “il menu degustazione è diventato molto più diffuso, per aiutare i ristoranti a calcolare i propri margini” anche se per molti ristoratori “la risposta si è concretizzata nel dar da mangiare di meno e anche nell’aprire di meno”. Quanto al menù à la carte, “quello è davvero morto e sepolto”.