In Germania e in Francia già si guadagnava di più, ma ora ci hanno superato anche Spagna e Portogallo, e il post pandemia è un falso problema
In tutto il continente europeo, negli ultimi 30 anni, i salari medi annuali sono andati progressivamente aumentando. Clamorosamente fa eccezione l’Italia, dove nel 2020 si guadagnava addirittura meno che nel 1990. E’ quindi una tendenza che non ha avuto niente a che vedere con l’arrivo del Covid-19, che ha scombinato la nostra quotidianità.
Qualche mese fa l’Unione europea aveva anche raggiunto un accordo per un salario minimo, puntando a istituire un quadro per fissare stipendi minimi adeguati ed equi. L’Italia resta tra i soli sei Paesi dell’Ue senza una regolamentazione in materia.
E’ innegabile che la pandemia ha avuto effetti significativi sul mondo del lavoro. Ha creato più disoccupazione e inasprito molte disuguaglianze socio-economiche preesistenti, ma la riflessione che emerge da uno studio su dati dell’Ocse è quella che l’Italia aveva già troppi problemi nel mondo del lavoro molto prima dello scoppio della pandemia. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro in tutto il mondo la pandemia ha messo alla prova i lavoratori e ne ha peggiorato le condizioni di vita, tutti i governi sono intervenuti con misure studiate ad hoc per cercare di arginare l’emorragia lavorativa dovuta a lockdown e restrizioni varie, ad esempio in Italia si è introdotto il blocco dei licenziamenti fino a giungo del 2021. Ma ora che la situazione pandemica è rientrata, almeno nelle misure di emergenza, siamo al si salvi chi può da parte di datori di lavoro, aziende e lavoratori pubblici o dipendenti.
Lo studio però ci racconta anche che l’Italia è l’unica nazione d’Europa dove il salario medio dei lavoratori, negli ultimi 30 anni, è diminuito anziché aumentare. Tra il 1990 e il 2020, infatti, nel nostro Paese si è registrato un calo del salario medio annuale pari al 2,9%. Niente a che vedere con i Paesi dell’ex blocco sovietico, dove nello stesso periodo gli stipendi sono raddoppiati, se non triplicati, ma sappiamo che venivano da realtà molto arretrate rispetto ai paesi occidentalizzati, infatti è proprio con alcuni di questi che il paragone italiano è impietoso.
In Germania e in Francia, per esempio, i salari medi hanno avuto un aumento rispettivamente del 33,7% e del 31,1%, la Grecia che ha attraversato una crisi quasi irrecuperabile, ha visto aumentare del 30% i suoi salari, e la Spagna, da sempre molto accostabile a noi, il salario medio è comunque cresciuto, anche se di poco, circa il+6,2%. Nell’Unione europea, gli stipendi più alti sono in Lussemburgo con 65,8 mila dollari, seguito da Olanda con 58,8 mila e Danimarca che si attesta a 58,4mila dollari. In Germania si attesta su una media di 53,7 mila dollari mentre in Francia arriva a 45,6 mila dollari. L’Italia resta ferma a poco più di 32 mila dollari di salario base, soltanto alcuni paesi baltici restano sotto il nostro livello medio, ma serve ricordare però che partivano da una base nettamente distante da noi e ora ci hanno praticamente raggiunto.