Libero: Parigi lascia affogare 27 migranti, l’Italia ne salva 1000 in Sicilia

Il quotidiano “Le Monde”: il 21 novembre 2021 i soccorritori non intervennero Si è trattato del più grande naufragio degli ultimi anni nel canale della Manica

Orami sui migranti è uno scontro totale. Dialettico, ma anche nei fatti e nei misfatti. Nella sola giornata di ieri, oltre 1.000 persone in pericolo sono state soccorse dalla Guardia Costiera italiana e sbarcate nei porti siciliani, anche con il coinvolgimento di navi mercantili. Grazie a chiunque protegge la vita umana in mare!», ha scritto su Twitter la Ong Mediterranea saving humans, salutando la grande umanità che da sempre contraddistingue la Guardia Costiera italiana, in prima linea per salvare i migranti provenienti dall’Africa da destini infausti. In Francia, invece, non è accaduto lo stesso il 21 novembre 2021, giorno del più grave naufragio nelle acque della Manica degli ultimi anni (ventisette morti, tra cui sei donne e una bambina): perché le autorità francesi, nonostante i numerosi messaggi di Sos da parte dei migranti, non avrebbero mandato nessuna imbarcazione in loro soccorso, lasciandoli affogare.

Il salvataggio
Il salvataggio di una donna in mezzo al mare (Ansa)

Secondo quanto rivelato ieri da un’inchiesta esplosiva di Le Monde, che ha avuto accesso ai verbali delle indagini sul naufragio avvenuto un anno fa, i soccorsi francesi avrebbero abbandonato al loro destino i migranti che cercavano di raggiungere le coste britanniche, nonostante molteplici chiamate, arrivando persino a scaricare la responsabilità sui colleghi d’Oltremanica perché l’imbarcazione si trovava «vicino alle acque inglesi». La prima comunicazione tra i migranti e il Cross, il Centro regionale operativo di sorveglianza e di salvataggio marittimi (Cross) di Gris-Nez, nel dipartimento del Pas-de-Calais, avviene all’1.48. In inglese, uno dei passeggeri avverte le autorità francesi che l’imbarcazione è rotta e che sono trentuno a bordo. Tre minuti dopo, in preda al panico, implora i funzionari del Cross. «Per favore, per favore, abbiamo bisogno di aiuto, aiutateci per favore», si legge in una delle trascrizioni pubblicate dal Monde.

Botta e risposta tra francesi e inglesi per chi deve andare a soccorrere

I migranti
Alcuni migranti che sono a bordo dell’Ocean Viking (Ansa)

Dall’altra parte, i soccorritori francesi chiedono di inviare le coordinate via WhatsApp. Tra le 2.05 e le 2.06 arriva la localizzazione, ma il Cross, incomprensibilmente, non invia alcun gommone di soccorso, come invece aveva promesso. Peggio: l’operatrice, Fanny B., chiama le autorità inglesi dicendo che l’imbarcazione «è vicina» al loro settore. Alle 2.10, i migranti segnalano nuovamente la loro posizione e, in lacrime, chiamano nuovamente il Cross. Alle 2.28, il Cross contatta nuovamente i colleghi britannici: «Attualmente sono nella vostra zona». In un’intercettazione si sentono due soccorritori francesi che si dicono tra loro: «Ad ogni modo adesso sono nelle acque inglesi, se richiamano bisogna rispondere di chiamare il 999 (il servizio di soccorso d’Oltremanica, ndr)».

I migranti, secondo quanto emerso dai verbali consultati dal Monde, continuano a chiamare i francesi, non meno di quindici volte tra le 2.43 e le 4.22: invano. Alle 3.30, un passeggero spiega alla funzionaria francese che è letteralmente «in acqua». Risposta: «Sì, ma nelle acque inglesi». Poco dopo le 4, giunge l’ennesima chiamata da parte di uno dei migranti: «Siamo in acqua. Aiutateci per favore. Aiutateci (…). Stiamo morendo. Siamo in mezzo al mare (…). Fa freddo». Ma l’operatrice del Cross continua a tergiversare: «Da dove siete partiti in Francia? (…). Non sappiamo dove siete». Il bilancio finale è di 27 morti. Affogati. Diverse associazioni di aiuto ai migranti hanno espresso il loro «sgomento» dopo le rivelazioni del quotidiano francese, giudicandole «insopportabili». «Da quello che ho capito leggendo l’articolo, avremmo dovuto intervenire perché quelle persone erano in acque francesi», ha dichiarato il ministro dell’Interno Gérald Darmanin. Ma non era l’Italia il Paese «irresponsabile

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