Roma, nel quartiere Prati le donne si sentono sempre più in pericolo e cresce la psicosi.
“Ieri sera ho accompagnato mia figlia 27enne a cena a casa di un amico perché aveva paura di uscire da sola. La capisco, anche io non mi sento più tranquilla a vivere qui e sarà così fino a quando non prenderanno quel maniaco” sono queste le parole che riportate sul Messaggero di Roberta Valli.
La donna vive proprio in in via Durazzo, nel quartiere Prati, a pochissimi metri dal luogo in cui pochi giorni fa è stata uccisa in modo brutale Marta Castaño Torres, 59enne di origini colombiane, all’interno del suo appartamento, che la donna utilizzava come casa di appuntamenti.
Questo evento cosi drammatico, ha scatenato una vera psicosi nel quartiere, tanto che donne e ragazze hanno paura ad uscire da sole ed evitano anche di farlo. Una situazione diventata davvero insostenibile.
“Fino al giorno dei delitti non avevo alcun timore, oggi non mi sento più tranquilla. L’assassino potrebbe addirittura vivere in una delle nostre palazzine. Essere il nostro vicino di casa” ha ammesso Claudia Larici, anche lei vive ed è residente in via Durazzo.
Un momento di grande paura che aumenta giorno dopo giorno e non finisce qua, in Augusto Riboty, vicino a dove sono state assassinate due prostitute cinesi ancora senza identità, tante studentesse e professioniste non riescono a camminare per strada senza allungare il passo: “Come si può stare tranquille? Lavoro qui da 7 anni, non ho mai prestato attenzione a chi incontro nel tragitto tra la macchina e il mio studio. Così come non ho mai avuto alcun timore nella palazzina dove esercito. Dalla mattina dei delitti è tutto cambiato, mai avrei potuto immaginare una situazione come questa. La tentazione di cambiare zona è molto forte anche per le mie clienti che hanno i miei stessi timori” ha commentato Francesca Paolini, commercialista e titolare di uno studio lungo via Circonvallazione Clodia, proprio li vicino.
Insomma, le donne del quartiere si sentono tutte delle potenziali vittime e la paura cresce sempre di più, anche tra i compagni e i mariti delle donne stesse, come testimoniano le parole, sempre riportate dal Messaggero di Lorenzo: “Viviamo qui e sono preoccupato per mia moglie. La sto accompagnando a sbrigare alcune pratiche e fino a quando la polizia non arresterà il killer, farò il possibile per tranquillizzarla, almeno per quanto posso. Ci sembra di vivere in un incubo, impossibile ignorare ciò che è avvenuto, tutta quella violenza senza senso. Speriamo solo sia finita qui e che l’assassino venga preso al più presto”.