Grande atto di coraggio da parte del giocatore della nazionale iraniana che si schiera apertamente con la gente che va in piazza
Era inevitabile. Non solo i diritti umani del Qatar, ma anche le proteste che si stanno registrando in Iran da mesi. E’ il mondiale più politico di sempre. E oggi ha il volto e il nome di Ehsan Hajsafi. Lui è il difensore e capitano della nazionale iraniana di calcio, Ehsan Hajsafi, appunto, che ha espresso pubblicamente solidarietà con le manifestazioni e il malcontento che sta percorrendo da oltre due mesi il suo Paese, nella conferenza stampa in Qatar, alla vigilia della partita di domani contro l’Inghilterra. Aprendo l’incontro con i giornalisti, Hajsafi ha usato l’espressione “nel nome del dio dell’arcobaleno”, la stessa che una delle vittime simbolo della repressione delle proteste, il piccolo Kian Pirfalak, usava in un video diventato virale dopo la sua morte.
Il calciatore ha inviato le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e ha ammesso che “la situazione nel Paese non è buona”. “La nostra gente non è contenta“, ha aggiunto, auspicando che “la situazione cambi“. “Noi siamo qui, ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere la loro voce. Io spero che le condizioni cambino secondo le aspettative del popolo”, ha detto, rilanciato da diversi media come Bbc in farsi.
Una mossa coraggiosa del capitano che ora rischia una punizione
L‘Iran è teatro di un movimento di proteste a livello nazionale, scatenato il 16 settembre dalla morte di Mahsa Amini, una curda iraniana di 22 anni arrestata dalla polizia per aver violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica. Bollando le manifestazioni come “rivolte” orchestrate da forze straniere, le autorità hanno avviato una dura repressione, che ha provocato almeno 378 morti secondo l’Ong Iran Human Rights, con sede in Norvegia.
Inoltre, secondo la stessa fonte, sono state arrestate quasi 15 mila persone. Diversi giocatori della nazionale iraniana hanno espresso il loro sostegno alle proteste sui social media, indossando braccialetti neri durante le partite o rifiutandosi di cantare l’inno nazionale. La stella del “Team Melli”, la nazionale iraniana, l’attaccante Sardar Azmoun, aveva fatto parlare di sé per aver espresso sui social il proprio sostegno al movimento di protesta e denunciato la repressione nel suo Paese.