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Qatar 2022: gli inni ufficiali delle nazionali, ecco la solennità del mondiale

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Mauro Simoncelli

Gli inni nazionali sono simboli d’identità, hanno il potenziale di rafforzare valori e senso civile all’interno del paese e valorizzare la propria immagine verso l’esterno

Accanto ai nomi delle nazioni, le bandiere, gli stemmi, le valute e le lingue ufficiali, le capitali, le feste e i piatti tradizionali, anche gli inni sono simboli d’identità culturale d’importanza fondamentale. Raccontano la storia di un popolo, di una nazione e cantati a squarciagola e abbracciati infondono coraggio e voglia di difendere i propri colori.

La Nazionale portoghese durante l’esecuzione dell’inno nazionale –

Inutile girarci intorno, è uno dei momenti più emozionanti delle manifestazioni sportive ufficiali dove si incontrano due nazionali in qualsiasi sport, ma forse il  calcio e il rugby sono quelli dove l’esecuzione degli inni nazionali fa scorrere brividi intensi sulla pelle anche se non siamo coinvolti dalle squadre schierate al centro del campo. Il mondiale di calcio è la sublimazione perfetta di questi momenti.

Un brivido lungo la schiena

Con l’inizio della Coppa del Mondo di calcio tornano a suonare gli inni delle varie nazionali prima del calcio d’inizio di ogni partita. Le musica, le voci, le lingue, il testo e le emozioni dei vari inni toccano i sensi e le diverse regioni nel cervello umano. Negli stati più recenti dell’Africa o dell’Europa dell’est, gli inni nazionali sono percepiti persino come una sorta di religione civile. Ecco perché in campo l’esecuzione mostra le emozioni più sincere sia nei volti dei giocatori sia in quelli dei tifosi sugli spalti accumunati da un senso patriottico, di questi tempi, fuori dal comune. Ci sono quelli ritmati e quelli solenni, quelli tribali e quelli melodici, quasi tutti cantati, uno solo musicale, ognuno diverso e con tante storie curiose dietro da raccontare.

Nati per unire il popolo

L’Italia non sarà presente purtroppo al mondiale e quindi non canteremo il Canto degli italiani, o meglio l’Inno di Mameli come siamo abituati a conoscerlo, ma ci saranno tutti gli inni più belli e conosciuti del mondo. “La Marsigliese” è l’inno francese, e uno dei più riconoscibili e noti nel mondo. Negli anni è diventato l’inno repubblicano per eccellenza, ma in realtà fu scritto da un militare monarchico. “God Save the King”, è un altro inno assai famoso, è quello che canta con trasporto la Nazionale che si ritiene la patria del calcio, l’Inghilterra, prima di ogni sua partita.

La melodia fu ispirata probabilmente a una canzonetta del Settecento, e come molti altri tratti della cultura inglese si è affermato attraverso la tradizione e non attraverso una legge ufficiale. Dopo la morte della regina Elisabetta e la salita al trono del figlio Carlo III il Queen è stato ovviamente sostituito da King. “A Portuguesa” l’inno del Portogallo, per quanto possa sembrare strano oggi è nato nel 1890 dall’orgoglio colonialista del compositore Alfredo Keil. Poco prima c’era stato l’ultimatum del Regno Unito per far cessare la colonizzazione portoghese di alcune terre tra l’Angola e il Mozambico, e il re portoghese Carlos I accettò.

Lo “strano” inno tedesco

“Das Lied der Deutschen” è l’inno della Germania riunificata, è stato scritto da Joseph Haydn, che però era austriaco anzi, fino al 1918, questo era anche l’inno dell’Austria! Oggi se ne canta in pubblico solamente la terza strofa, senza mai pronunciare la parola “Deutschland”. L’inno più bello del mondo? Quello del Brasile con un incipit magistrale, anche se non capisce il portoghese, forti influenze rossiniane nel momento in cui risuonano le sue note. “Lijepa naša domovino”, l’inno della Croazia, è un inno amatissimo che curiosamente è stato composto nel 1846 da un soldato di origini serbe, Josip Runjanin. “Kimi ga yo” è l’inno del Giappone ed è l’inno più breve del mondo, soltanto 5 versi. Associato all’imperialismo, è stato introdotto formalmente solo nel 1999. “The Star-Spangled Banner” è il famosissimo inno americano scritto per celebrare la vittoria sugli inglesi nella battaglia di Baltimora nel 1814.

L’inno dei padroni di casa

Hen Wlad Fy Nhadau il meraviglioso inno gallese cantato nella sua lingua originale è uno degli inni più belli del Mondiale, una canzone che nella buona e nella cattiva sorte esalta i fiumi, le valli, le rupi, i paesaggi, gli artisti e la cara vecchia lingua gallese. “As Salam al Amiri” , la Pace all’Emiro è l’inno dei padroni di casa del Qatar, ed è stato adottato nel 1996 dopo l’ascesa al trono dello Sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani.

Concludiamo con l’unico inno muto, senza un cantato, tra le nazioni partecipanti, quello della Spagna. L’inno è ufficialmente muto dal 1975 e da allora è oggetto anche di mille parodie. Ne mancano molti altri per arrivare alle 32 nazionali che disputeranno questo mondiale, ma sicuramente li sapremo apprezzare durante tutte le emozionanti cerimonie prima dei match.

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Mauro Simoncelli