Il racconto commovente e da brividi da parte del figlio di Pino Daniele, Alessandro. Quest’ultimo ha rilasciato una intervista al ‘Corriere della Sera’ dove ha parlato appunto del padre
Pino Daniele manca tantissimo al mondo della musica. Il 4 gennaio del 2023 saranno ben otto gli anni in cui il cantautore napoletano ci ha lasciato per colpa di un infarto fulminante. Ancora oggi le sue canzoni vengono trasmesse in radio e soprattutto cantante dal popolo napoletano. Persone che non gli hanno mai fatto mancare la loro vicinanza per uno che è stato il simbolo della città partenopea. A quasi otto anni dalla scomparsa ha parlato il figlio Alessandro.
43 anni, ha rilasciato una intervista al ‘Corriere della Sera‘. Per lui non ci sono dubbi: il problema del padre è quello di essere stato Pino Daniele. La sua popolarità veniva vissuta in maniera del tutto conflittuale. “I suoi fan lo amavano e c’è anche chi lo feriva con delle critiche. Lui ci rimaneva male“. A quanto pare c’è anche qualcuno che avrebbe voluto “congelarlo” ai tempi di ‘Nero a Metà‘. “A volte anche con durezza e minacce. Papà non ha mai rinunciato a sperimentare e si è sempre evoluto“.
La sua infanzia non è stata semplice. Nato e cresciuto nei quartieri popolari napoletani, la sua famiglia aveva molti problemi. Il rischio che potesse rimanere sulla strada era molto. Fortuna che due vicine di casa benestanti lo hanno allevato. “Parlava napoletano, da ragazzo faceva fatica ad esprimersi in un italiano corretto. Si è sentito escluso quando ha deciso di fare musica“.
Il padre di pino, Gerardo, era un malato d’azzardo. Spendeva soldi con facilità disarmante. Trattava male la moglie d i figli. “Papà non lo ha mai abbandonato. Anche quando si è ammalato. Gli ha voluto fare sentire il calore di una famiglia intorno. Diceva che l’odio lo aveva conosciuto e non voleva averlo intorno“. Per chi non lo sapesse il cantante aveva problemi di cecità: “Ci vedeva pochissimo, aveva delle cicatrici sul fondo oculare che gli tagliavano la visuale. Non si è arreso. Questo disturbo ha affinato il suo senso musicale, si è espresso grazie alle note e parole“.