Arriva la prima stretta in un calendario fatto di date e paletti fino al definitivo stop. Poi la nuova riforma.
Un periodo di transizione per permettere a chi è in età e condizioni per trovare lavoro di adeguarsi, poi lo stop definitivo. Il governo ha mantenuto le promesse largamente anticipate in campagna elettorale mettendo mano al Reddito di cittadinanza.
Limiti, date, paletti, c’è tutto nella revisione che sarà portata avanti, con una prima tappa che arriverà con il nuovo anno. Dal 1 gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) – si legge nella nota diffusa dal Mef – è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili.
Sarà solo un primo passaggio in cui è previsto anche un periodo di almeno 6 mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. In assenza di tutto ciò decade il beneficio del reddito, e lo stesso accade a chi rifiuta la prima offerta di lavoro. C’è poi una data già fissata, in una nota che chiarisce come sarà sostituito il discusso aiuto che sarà poi definitivamente abrogato.
Fonti di governo avevano già riferito che il cambiamento sarebbe stato a “360 gradi”. Arriva quindi lo stop definitivo per una misura che sarà abrogata per tutti e sarà successivamente sostituita con una nuova riforma. L’obiettivo è di favorire l’ingresso nel mondo del lavoro e resettare totalmente i rischi di truffe ma anche la posizione di chi approfittando del Reddito di Cittadinanza ha incassato somme senza rendersi occupabile. Arriva quindi l’abrogazione definitiva, per un risparmio stimato in 734 milioni per il 2023. La cifra permetterà di finanziare un apposito fondo che sarà alla base della riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione.