Un’usanza che arriva da molto lontano anche se oramai la magia dello scambio dei doni è rimasta solo per i bambini
La magia del Natale è già arrivata, nelle strade, nei negozi, nelle case e addirittura anche sulle tavole. E la ricerca del regalo giusto in questi giorni cattura i nostri pensieri, ma in realtà negli ultimi anni, parecchi, il Natale sembra essersi ridotto a una festa commerciale, dove il consumismo è diventato il protagonista principale.
Tutto ciò è vero in parte, perché lo spirito di questa sentitissima festività rimane intatto, a prescindere dalle credenze personali, religiose, culturali e di tradizione, proprio perché in questo periodo riusciamo a stare insieme ad amici e famigliari, speriamo graditi, e a scambiarci piccoli gesti di piccola umanità.
Procedere con gli addobbi, pensare al menù del cenone e del pranzo del 25 è sicuramente legato al consumo, ma ci fa essere parte di una magia che solo in questo periodo riusciamo a sentire. E, anche se è tra le principali attività legate a ciò che potremmo definire “materialistico”, la ricerca dei regali per le persone più care è un modo per sentirsi più vicini, per pensare con più attenzione a chi abbiamo a cuore, per soffermarci a scrutare gusti e desideri del destinatario del dono natalizio. Certo è che dovremmo farlo durante tutto l’anno. E allora sorge spontanea una domanda: perché ci scambiamo i regali a Natale? Per rispondere dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino ai giorni dei Romani e ai festeggiamenti dei Saturnali che si celebravano dal 17 al 23 dicembre di ogni anno, in onore del dio Saturno. In quel periodo si celebrava infatti l’insediamento nel tempio di questa divinità e la ricorrenza della cosiddetta età dell’oro. In questa occasione Tito Tazio, re dei Sabini, chiedeva in dono ai suoi sudditi un rametto di alloro o di ulivo. I festeggiamenti si svolgevano nel periodo del solstizio d’inverno, in prossimità delle feste di Natale e Capodanno.
Così nacque l’abitudine per i Romani di scambiarsi dei ramoscelli dedicati a Strenia, la dea della fortuna e della felicità, da cui deriva appunto la parola strenna, ovvero regalo di buon augurio. Quindi Babbo Natale arriva solo verso il 1300, quando si chiamava San Nicola ed era un vescovo vissuto in Turchia. Nel tempo le usanze si sono trasformate, attraversando diverse culture e religioni. Ci sono infatti diverse leggende che ne raccontano la storia. La prima narra che il santo aiutò un povero lasciando cadere per la strada alcune monete che si trasformarono in regali. La seconda racconta che il vescovo vissuto in Turchia salvò tre donne dal malaffare, gettando dalla finestra in casa del padre tre sacchi d’oro così da permettergli di liberarsi dai debiti e di costituire la dote per le figlie.
Poi, secolo dopo secolo, San Nicola cominciò ad affermarsi anche in paesi che nulla avevano anche fare con le tradizioni cristiane. Si diffuse comunque in tutta Europa, soprattutto in Olanda dove era chiamato Santa Claus. Dopo gli immigrati nordeuropei gli fecero attraversare l’atlantico, così gli americani, con una trovata commerciale geniale, lo trasformarono in un anziano signore con la barba lunga e vestito rosso. Infatti, fu la pubblicità della Coca Cola negli anni ‘50 a presentarlo al mondo così come lo conosciamo oggi! Quindi, ci scambiamo i regali grazie ai Romani di più di 2000 anni fa, ma rimane il fatto che il dono più prezioso è il pensiero di amore, amicizia e condivisione che incartiamo insieme al regalo giusto.