Carlo Calenda analizza il momento politico e chiarisce un concetto: “Resteremo all’opposizione, ma guai a sperare che il governo si sfaldi”.
“Le cose giuste, come quelle sbagliate, non hanno colore”. Carlo Calenda in una intervista al quotidiano La Repubblica chiarisce il suo pensiero sulle prove di dialogo con il Pd, già archiviate, e l’incontro con la Meloni, definito un “gesto importante”.
Prove di sostegno alla maggioranza? La risposta è chiara e arriva da Treviso, in occasione della nascita del Terzo Polo. “Noi restiamo all’opposizione – ha chiarito il leader di Azione -, ma non sarà mai una pregiudiziale”. E arriva la spiegazione precisa. “Il tempo di governi d’emergenza o d’opportunismo è finito, se quello guidato dalla Meloni dovesse sfaldarsi sarebbe un problema per l’Italia. Vediamo cosa sanno fare – prosegue –, se non sono in grado spetterà agli elettori decidere”. Bordate quindi al Pd, opposizione chiara, ma anche un messaggio diretto a Giorgia Meloni.
“In una fase delicata ci siamo assunti l’onere di fare una proposta di bilancio strutturata – ha spiegato a La Repubblica Calenda -, l’abbiamo offerta alle opposizioni e alla maggioranza. Il Pd non ha mai risposto – precisa – mentre la Meloni dicendo mi vuole incontrare ha fatto un gesto importante”. Prove di accordo? La risposta è secca, così come il pensiero di Azione sulle recenti mosse dei Dem e del Movimento 5 Stelle.
Calenda nell’intervista ha chiarito quelle che potrebbero essere le proposta nell’incontro con la Premier, non ancora fissato per sua stessa ammissione a causa delle fitte agende di entrambi. “Proporrò di non tagliare sulla sanità perché mancano 63mila infermieri e 20mila medici, consiglierò di prendere il Mes, ma dubito di riuscire a convincerla, e poi solleverò la questione energia. Bisogna fissare subito un tetto nazionale al prezzo di elettricità e gas, e secondo noi lo Stato deve applicare alla fonte uno sconto del 50% e coprire la differenza del prezzo fino a marzo”.
Un approccio che per Calenda è diverso rispetto a quello di Pd e Movimento 5 Stelle. Il leader di Azione lo spiega respingendo le accuse di essere pronto ad ammiccare al governo. “La protesta per il Reddito di Cittadinanza è una piazza di Conte. Per il Pd prenderne parte è un errore politico, significa schiacciarsi sui 5Stelle”. Niente accordi quindi, neanche in previsione di una alternativa politica che con il Movimento e i Dem potrebbe essere numericamente forte. “Prevedo che noi resteremo noi, la destra di Meloni e la sinistra una saldatura tra Movimento e Pd”. E quando arriva la domanda su un 8% che al momento non sarebbe utile per vincere l’analisi è chiara. “La Meloni ha impiegato 12 anni per arrivare al livello in cui siamo attualmente, noi 3. La politica italiana cambia rapidamente e la gente è stanca, vuole serietà”.