Le indagini in corso sul caso delle prostitute uccise nel quartiere Prati della Capitale continua a far emergere nuovi dettagli sempre più raccapriccianti. E non è escluso che ci possano essere collegamenti con altri “cold case” simili rimasti in sospeso da anni
Proseguono le indagini sulla strage che ha portato alla morte di tre prostitute a Roma, uccise per mano di Giandavide De Pau. Giorno dopo giorno continuano a emergere nuovi dettagli sconcertanti e alcune analogie tra le vittime del caso e altre di episodi del passato ha allertato gli inquirenti.
Per questo motivo si sta valutando con molta attenzione il modus operandi del killer, che presenta alcuni aspetti tali da poter parlare di “rituali” veri e propri nel corso degli omicidi. L’assassino, infatti, dopo aver aggredito e tolto la vita alle donne, spingeva i corpi sotto il letto, come in un goffo tentativo di nasconderli. Poi, dopo essersi pulito il viso dal sangue ed essersi coperto il volto, se n’è andato dalle abitazioni delle prostitute.
Proprio questi dettagli stanno spingendo gli inquirenti a prendere in considerazione l’ipotesi della premeditazione, oltre a riesaminare dei casi irrisolti del passato che presentavano più o meno la stessa scena del crimine.
Sono infatti quasi un centinaio le prostitute assassinate negli ultimi 40 anni a Roma e dintorni, alcune delle quali senza neanche un nome. Così il profilo genetico di De Pau è stato immediatamente isolato, per essere successivamente confrontato con quelli inseriti nella banca dati nazionale, riferiti ad alcuni dei “cold case” ancora irrisolti. Ci sono tante, troppe vittime, che ancora non hanno ricevuto giustizia. Ecco perché la Strage di Prati assume un valore ancora più importante, soprattutto oggi, nella Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.