La Guardia di Finanza e l’Adm di Catania hanno svelato una maxi truffa sui carburanti: sequestrati beni per cifre clamorose
La guerra in Ucraina e il blocco dei mercati internazionali ha portato, negli ultimi mesi, ad aumenti sconsiderati del prezzo del carburante. La benzina ha raggiunto livelli inimmaginabili, mettendo in ginocchio l’economia di milioni di consumatori. Ma c’è anche chi, ha tentato di arginare il problema, provando a risolvere la situazione in modo autonomo.
La Guardia di finanza di Catania insieme ai funzionari dell’Agenzia di accise, dogane e Monopoli (Adm) della Regione Sicilia, hanno scovato delle società dedite a vere e proprie truffe che avrebbero fruttato oltre 25 milioni di euro. L’inchiesta ha coinvolto otto società, due ditte individuali e tredici indagati nell’ambito di un’inchiesta per una presunta truffa su carburanti. Il provvedimento del Gip etneo, emesso su richiesta della Procura Europea di Palermo, ipotizza, a vario titolo, i reati di sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa su prodotti energetici, infedele e omessa dichiarazione dei redditi, emissione di fatture per operazioni inesistenti.
A lanciare l’inchiesta è stata la Procura europea di Palermo, che ha ipotizzato, a danno dei responsabili delle aziende, reati di vario tipo: si passa dalla sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa su prodotti energetici, infedele e omessa dichiarazione dei redditi, emissione di fatture per operazioni inesistenti. I sequestri sono stati eseguiti nelle province di Catania, Palermo, Enna, Catanzaro e Reggio Calabria. L’indagine, condotta dalle unità dei gruppi Tutela finanza pubblica del nucleo Pef della Guardia di finanza di Catania e Operativo regionale antifrode dell’Adm ha riguardato due distinti gruppi.
L’accusa è chiara: per gli inquirenti gli indagati avrebbero commercializzato prodotti petroliferi, illecitamente introdotti nel territorio nazionale per la successiva rivendita a basso costo. Un modo che, secondo la Gdf, avrebbe permesso agli indagati di evadere l’Iva e accise, e di vendere il gasolio ad uso agricolo, con miscele non autorizzate fraudolentemente destinati all’uso autotrazione. Un primo gruppo avrebbe introdotto illecitamente in Italia ingenti quantitativi di prodotti energetici da Austria, Germania, Repubblica Ceca, Romania e Slovenia formalmente indirizzati a due depositi in provincia di Verona e Catania, ma di fatto destinati ad altri siti etnei di stoccaggio gestiti dagli indagati e avrebbe poi ceduto a basso costo i carburanti a imprese di autotrasporto e distributori stradali in Sicilia.
Sequestrati oltre 125.000 litri di carburante
La competitività dei prezzi praticati sarebbe stata assicurata dall’evasione delle imposte con fatture per operazioni inesistenti. Il secondo gruppo, con base nel Catanese, avrebbe effettuato cospicui acquisti di gasolio per uso agricolo e prodotti energetici “allungati” con oli esausti di scarsa qualità in tre depositi di Reggio Calabria, Gioia Tauro e Palermo per poi commercializzarli in Sicilia senza versare le imposte. Durante le indagini sono stati sequestrati oltre 125.000 litri di carburanti di illecita provenienza, oltre ai mezzi e alle attrezzature utilizzate per trasporto e stoccaggio.