Con la ripresa dei combattimenti, per i gruppi armati della regione, c’è la necessità di trovare nuove risorse utilizzando il vecchio arsenale libico
Un traffico di armi che secondo molti analisti ha le sue origini in Libia, coinvolgendo però altre realtà e dando nuovo impulso al traffico illegale di armi nel Sahel che portano al proliferare di gruppi armati jihadisti nella regione.
Il Sahel è una fascia di territorio dell’Africa subsahariana, estesa tra il deserto del Sahara a nord, la savana sudanese a sud, l’oceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est, e che copre gli Stati della Gambia, Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Camerun, la parte centrale del Ciad, il sud del Sudan, il nord del Sudan del Sud e l’Eritrea.
Riprese le violenze nella regione subsahariana
Dopo un periodo di regressione del traffico di armi verso il Sahel, pare che purtroppo il fenomeno sia ripreso generando nuove violenze, avendo come conseguenza l’escalation di atti di violenza nella regione e nei suoi dintorni. Ma la cosa che colpisce è che il nuovo impulso di armi derivi dal vecchio arsenale libico mai smantellato, che sta continuando a finire in mano ai trafficanti di armi. Un recente rapporto della nota rivista Africa Defense Forum spiega come, dopo una relativa diminuzione di questi traffici, la ripresa dei combattimenti, che si sono fatti sempre più cruenti nel Sahel, ha portato con sé la necessità, per i gruppi armati e i jihadisti della regione, di approvvigionarsi di nuove armi soprattutto attraverso canali illegali e clandestini. “Con l’aumento della domanda di armi in Libia, i gruppi jihadisti hanno guardato altrove, intensificando gli attacchi alle caserme dell’esercito in Burkina Faso, Mali e Niger per saccheggiare le loro scorte di armi e munizioni”, ha spiegato Hassane Koné, ricercatore senior presso l’Institute for Security Studies.
Far rispettare l’embargo sulle armi
Secondo uno studio condotto da Conflict Armament Research, un’organizzazione investigativa che monitora il movimento di armi, si stima che il 17% delle armi sequestrate ai ribelli legati a Boko Haram nel sud-est del Niger sono state dirottate dalle scorte in Ciad, Niger e Nigeria. Inoltre, le armi usate da gruppi estremisti in Burkina Faso e Mali sono state attribuite anche ai soldati nazionali della regione. Con l’aumento del traffico di armi nel Sahel e delle violenze conseguenti, sono cresciute anche le risposte delle autorità governative, sia regionali che internazionali. Nel 2017 l’Unione Africana ha lanciato l’iniziativa denominata “Silenziare le armi” entro il 2020, ma ora che il termine è stato superato, è stato prolungato al 2030. Si è mossa anche l’Unione Europea cercando di far rispettare l’embargo sulle armi contro la Libia imposto anni fa dall’Onu.