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Cinema

The Fabelmans, Steven Spielberg si racconta: “Mio padre sarebbe triste nel vedere il film”

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Leonardo Marcucci

Intervistato da Antonio Monda per la Repubblica, Steven Spielberg ha parlato dei suoi idoli, della sua infanzia e del futuro del cinema.

Manca meno di un mese all’uscita in sala di The Fabelmans e il suo regista, Steven Spielberg, è stato intervistato per l’occasione da Antonio Monda, stimato giornalista e docente della New York University.

L’intervista per la Repubblica, come di consueto per Monda, è stata condotta con particolare precisione e competenza, andando a toccare diversi temi, tutti di sorprendente fascino. Sotto la preziosa lente d’ingrandimento di Monda troviamo soprattutto l’infanzia del leggendario regista statunitense, che sarà alla base del nuovo lungometraggio in arrivo pochi giorni prima di Natale, il 22 Dicembre. 

I momenti migliori dell’intervista

Ovviamente non riporteremo per intero la conversazione tra Monda e Spielberg, ma cercheremo di individuare i momenti salienti della lunga intervista. Tra questi c’è senza dubbio il momento in cui l’ex direttore della festa del cinema di Roma ha chiesto al regista de Lo Squalo (1975) come avrebbero reagito i suoi genitori alla visione di The Fabelmans: “Mia madre ne sarebbe felicissima e danzerebbe come fa nel film. Era un’artista: oltre a danzare suonava il piano ed era una perfomer in tutto quello che faceva. Per un periodo ha gestito un ristorante nel quale recitava persino quando doveva servire i clienti. Mio padre, invece, reagirebbe con tristezza di fronte alla messa in scena della fine del suo matrimonio. Ma credo che poi ne sarebbe felice, perché nel film racconto anche come sia riuscito a mantenere una promessa che non voglio svelare a chi non lo ha ancora visto. Vorrei aggiungere tuttavia che dopo il dolore provato da tutti noi per la dissoluzione del matrimonio, c’è stato un momento di autentica e profonda amicizia tra i miei genitori”.

The Fabelmans (2022)

Monda ha poi domandato come Spielberg giudicasse dall’esterno la sua formazione, composta soprattutto da prodotti commerciali: “Quando ero piccolo avevo accesso solo a quel tipo di film: erano quelli che mi portavano a vedere i miei genitori. L’unica altra possibilità era rappresentata dalla televisione, che tuttavia trasmetteva programmi per lo più comici che non avevano nulla a che fare con il cinema. Ma per rispondere alla sua domanda: mi sono quindi certamente formato con quel tipo di film, e  ho poi scoperto che il cinema poteva essere arte solo quando sono andato al college, a Lakewood, dove un docente illuminato mi ha fatto conoscere film che venivano da ogni parte del mondo. Lascio ai critici decidere quale delle due esperienze abbia avuto più importanza nella mia formazione

Il giornalista Antonio Monda

Spielberg ha poi risposto alla fatidica domanda sullo streaming e il suo dominio sulla tradizionale visione in sala: “Io faccio una distinzione: il cinema è una cosa che si fruisce, anzi si gode esclusivamente all’interno delle sale cinematografiche, mentre i film si possono vedere anche in streaming. Affinché si possa parlare di cinema sono necessarie le caratteristiche che ha elencato, ma questo non significa che i registi che realizzano una pellicola che viene trasmessa in streaming non creino qualcosa che non abbia l’autorevolezza di un classico film”.

Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica

Infine, non poteva mancare la domanda su quali siano stati, tra i registi italiani, i più importanti per la produzione artistica di Spielberg: “Se dovessi scegliere un solo film italiano direi Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, capolavoro assoluto. Tra gli autori contemporanei voglio citare Roberto Benigni, che è un autentico artista: mi onoro di essere amico suo e di sua moglie Nicoletta. Mentre tra i grandi del passato, certamente Fellini”.

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Leonardo Marcucci