Un lavoro molto apprezzato nel settore, ma che in Italia non viene adeguatamente valorizzato e chi può trova fortuna fuori
In un’ intervista al Gusto, il magazine di Repubblica, Mattia Cianca, romano di 36 anni, giudicato il miglior sommelier d’Italia dall’Aspi nel 2019, pluripremiato anche nel mondo, ha raccontato le difficoltà del settore in Italia e di come il suo mestiere sia molto più apprezzato fuori che all’interno dei nostri confini.
Il Master Sommelier è il più importante riconoscimento nel settore del vino a cui accedono un numero limitato di professionisti ed esperti del settore in possesso di specifiche competenze ed una formazione di livello. Se il termine, di poco uso in Italia, è stato in realtà coniato in America, nel nostro Paese questa figura professionale rappresenta lo stadio superiore del percorso per diventare sommelier, quello più alto appunto.
Un mestiere poco valorizzato
“Cercano un sommelier affermato, pluripremiato, poliglotta, poi quando chiedi lo stipendio ti rispondono che si parte da 1600 euro, più le mance. Ti cercano loro, ma poi si scopre che non possono pagare adeguatamente una persona qualificata. Onestamente non funziona così. Ed è anche per questo che ho rinunciato a lavorare in Italia”, inizia così il racconto Mattia Cianca, uno dei più famosi super sommelier italiani, pluripremiato in tutto il mondo, in un’intervista per l’inserto Gusto di Repubblica. Parole precise, lucide che fotografano perfettamente la situazione in Italia, non solo nel campo del vino diciamo così, ma in tutti i settori dove affermati professionisti devono uscire dai confini italiani per vedere riconosciuta davvero la loro bravura e competenza.
Tanto chiedere e poco dare, questo è quello che rimprovera il giovane sommelier romano al settore in Italia. Dopo aver fatto fortuna in Australia, lavorando con chef di fama mondiale, era rientrato pieno di speranze e buoni propositi in Italia, dove si è però subito scontrato con una realtà che fa ancora adesso fatica ad accettare: “Avevo considerato di restare in Italia, ma non ho trovato le condizioni per poter rimanere. E così sono andato in Francia e mi sono inventato un business da zero”, infatti ora è a Bordeaux, in Francia, dove ha aperto una sua azienda di wine export.
All’estero il vero riconoscimento
Nel Nord America, ad esempio, i Super Sommmelier sono 135 di cui solo 19 donne. Per arrivare a questo titolo devono superare 4 livelli di formazione ciascuno con un esame. Un percorso che richiede 12 anni e un investimento di 4.000 dollari, ma alla fine può far guadagnare 125.000 dollari l’anno. E funziona così in molte altre parti del mondo, “mi chiama il food&beverage manager di una società, con ristoranti e bistrot stellati in Costiera Amalfitana”, racconta ancora Cianca, “mi sembra un lavoro interessante in un settore, quello del lusso, che ben conosco. Alla fine, viene fuori che si lavora 12 ore al giorno per sei giorni… il che tra virgolette è “normale”, e che il contratto parte da 1600 euro. Un’ offerta analoga mi è arrivata da Portofino: posto super lusso, splendido contesto: lì si partiva da 1400 euro al mese più mance!
Ecco perché ha preferito investire su stesso con un business autonomo dove, sfruttando tutte le sue conoscenze nel campo dei vini, gli affari adesso vanno a gonfie vele. Cianca non ha nessuna intenzione di tornare in Italia “. No, di tornare per ora proprio non se ne parla. In Italia si incontrano spesso problemi sul lavoro: pagamenti ritardati, inaffidabilità, gente che dice una cosa e ne fa un’altra. Per non parlare dei rapporti umani che a volte sono difficili. Per adesso non lascio la Francia”.