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Ischia, quello di Conte fu un condono? Ecco cosa dice il decreto del 2018

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Paolo Colantoni

Renzi, Calenda e De Falco accusano Conte parlando di Condono. Lui nega. Qual’è la verità? Ecco cosa dicono le carte

Quello di Giuseppe Conte nel 2018 ad Ischia fu un condono oppure no? Secondo Renzi e Calenda non ci sono dubbi. Il diretto interessato nega con forza. Gregorio De Falco, ex senatore pentastellato, torna alla carica ribadendo che la sua espulsione dal Movimento fu decisa proprio a causa del suo rifiuto a questo provvedimento.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire quale sia la verità. Il 21 agosto 2017 un fortissimo terremoto (di magnitudo 4.0) colpì l’Isola di Ischia provocando due morti e 45 feriti. I comuni maggiormente colpiti furono Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno. A distanza di un anno, il 14 agosto 2018 ci fu il crollo del Ponte Morandi, che portò l’esecutivo (presieduto d Giuseppe Conte) a varare il cosiddetto Decreto Emergenze (che molti definirono Decreto Genova). All’interno di quel provvedimento ci fu un articolo che provocò diverse discussioni: il numero 25 intitolato  definizione delle procedure di condono, dove vennero stati inseriti dei provvedimenti che riguardavano Ischia.

In Italia ci furono tre condoni: quello del febbraio 1985 (governo Craxi), quello del dicembre 1994 (governo Berlusconi) e del novembre 2003 (sempre con Silvio Berlusconi al governo). Conte stabilì che le nuove “istanze di condono trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985”. Il numero uno del Movimento 5Stelle ha quindi ragione a ribadire di non aver creato un nuovo condono, ma per quello che riguarda Ischia, ha fatto applicare i provvedimenti studiati nel 1985, decisamente meno stringenti di quelli successivi. Legambiente, ad esempio, sostenne che i criteri del 1985 fossero “più permissivi” di quelli successivi, perché la legge era “precedente a molte normative di contrasto del rischio sismico, vulcanico e idrogeologico”.

Il decreto del 2018 e le novità

Applicando una legge del 1985 (e non tenendo conto di ciò che successe successivamente) il Governo Conte ha quindi allargato notevolmente il numero degli edifici che potevano essere condonati. Per capire ancora meglio la situazione, basta riprendere un articolo del sito money.it del febbraio 2018 che spiega: “Nei tre Comuni negli anni scorsi sono state presentate, secondo Legambiente 28.000 domande di condono. Di queste ce ne sarebbero migliaia che sono inevase e che ora, entro 6 mesi, si dovrà dare una risposta. Per le domande ancora pendenti quindi il decreto stabilisce che si dovrà fare riferimento al  condono del 1985 che, a differenza di quelli del 1994 e del 2003, consentirebbe di sanare anche gli edifici posti in aree a rischio sismico, idrogeologico e con vincoli paesaggistici. In sostanza scegliendo di fare riferimento al condono fatto dal governo Craxi e non ai due partoriti da quelli Berlusconi, si andrebbero ad allargare notevolmente le maglie degli edifici che possono essere condonati”.

 

 

 

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Paolo Colantoni