Due condanne (una all’ergastolo e una a 25 anni) sono saltate per un motivo davvero assurdo. Ecco cosa è successo.
Ancora una falla nella giustizia italiana. Come riportato dall’Agi, due condanne (una all’ergastolo e una a 25 anni) sono state annullate per un motivo davvero assurdo e destinato a far discutere ancora per diverso tempo.
Uno dei giudici popolari, infatti, aveva compito 65 anni, l’età massima prevista dalla legge per far parte delle giurie popolari, e quindi la sentenza è stata emessa da un non giudice. Questo vizio è valsa l’annullamento delle condanne a Pietro Erco (ergastolo) e Luca Mantia (25 anni) per l’omicidio di Vincenzo Urso, avvenuto nel 2009.
Un delitto che sarebbe avvenuto in una logica mafiosa, quella della punizione contro un imprenditore emergente non intenzionato a rispettare le regole dell’organizzazione criminale, e che potrebbe vedere i responsabili, nonostante delle prove inoppugnabili, uscire presto dal carcere.
Ora il nuovo processo
Una piccola falla che porterà il processo a partire da zero perché il giudizio viziato era quello di primo grado. Come ribadito in precedenza, i legali dei due condannati hanno trovato questo piccolo cavillo per annullare le condanne e consentire agli assistiti di ritornare in libertà dopo alcuni mesi trascorsi in carcere.
Il requisito dell’età ha portato la sentenza ad essere annullata ed ora si dovrà ripartire dall’inizio e a questo punto ci vorranno ancora degli anni prima di arrivare ad una sentenza definitiva per l’omicidio di Vincenzo Urso, ucciso ad Altavilla Milicia nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 2009.
“Abbiamo affermato un principio di diritto posto a salvaguardia della capacità dei giudici popolari e della tutela dei diritti degli imputati“, hanno dichiarato i legali dei due imputati.