Aumento degli stipendi: 700 euro in più in busta paga

Grandi novità per tutti i lavoratori, nella prossima busta paga si troveranno 700 euro in più nello stipendio.

Sono davvero molte le novità contenute nella nuova manovra economica voluta dl Governo Meloni e tra i punti presi in considerazione, anche l’aumento dello stipendio a tutti i lavoratori.

Aumento stipendio
Stipendio, foto fonte Pixabay. Notizie.com

Nei prossimi mesi, infatti, pare che ci sarà un rialzo di 700 euro, nel corso del 2023, in busta paga grazie al taglio del cuneo fiscale di tre punti percentuali, rispetto ai due che erano stati fissati dal precedente Governo Draghi.

Un grande aiuto per tutti gli italiani che mai come in questo momento sembrano davvero averne più bisogno che mai: ma entriamo nel particolare e cerchiamo di capire qualcosa di più.

Aumento stipendio: il Governo Meloni lo inserirà nella Legge di Bilancio

Come accennato prima, il Governo Meloni tra i punti della sua nuova manovra ha inserito anche il taglio al cuneo fiscale che pesa sempre di più sulle tasche degli italiani.

Giorgia Meloni, foto fonte Ansa. Notizie.com

Secondo il report realizzato da Taxing wages 2022, pare infatti che un lavoratore senza figli a carico ha oneri fiscali del 46,5%, molto sopra la media degli altri stati Europei, quindi il taglio al cuneo fiscale porterebbe a garantire più soldi per tutti proprio nella busta paga, oltre che dare un grande vantaggio alle aziende che potrebbero in questo modo permettersi di assumere di nuovo personale e stimolare l’economia. Quindi l’approvazione dei 700 euro in più in busta paga dovrebbe arrivare con la prossima Legge di Bilancio.

Chiarito questo, per capire in concreto quello che succederà, cominciamo subito con il dire che il cuneo fiscale è il risultato della differenza tra lordo e netto di quanto è presente nella busta paga di un lavoratore. Quindi il cuneo fiscale presente in una busta paga è costituito per il 15,3% sulle trattenute fiscali e per il 31,2% dai contributi previdenziali, i quali per circa il 7% circa gravano sul lavoratore mentre sul datore di lavoro per la quota del 24%.

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