Andrew Dominik ha risposto alla vagonata di insulti e critiche ricevuti negli ultimi mesi per Blonde, il biopic sulla vita di Marilyn Monroe
Presentato alla 79esima edizione della mostra del cinema di Venezia, Blonde di Andrew Dominik sembrerebbe aver generalmente deluso le aspettative, generando svariati commenti sgradevoli da parte dei numerosi spettatori amareggiati.
Difatti, la pellicola non ha ricevuto particolari lodi neanche da parte della critica specializzata, che ha alimentato ulteriormente la convinzione dei detrattori, causando un uragano mediatico sul film.
Una goffa risposta di Dominik
Nel corso di una recente intervista al Red Sea International Film Festival dell’Arabia Saudita, Andrew Dominik ha voluto dire la sua sulla tempesta di insulti ricevuti: “Le critiche fanno male solo se sei d’accordo con esse, e io non posso dire di essere stato molto d’accordo con niente di ciò che ho letto contro il film. In verità mi aspettavo un successo di critica e pochissimo pubblico, pensavo che nessuno avrebbe visto il film. Invece è stato un po’ il contrario. In America hanno odiato il film. Molti erano arrabbiati, indignati, eppure l’hanno visto in tantissimi. Ne sono rimasto un po’ sorpreso”.
Il regista è poi entrato nel merito della questione, analizzando la critica più diffusa: “Non credo che riscrivere la verità sulle cose sia la strada giusta da seguire. Probabilmente tutti volevano un’agiografia, ma non io. Marilyn Monroe ha significato cose diverse in momenti diversi, e oggi viviamo in un’epoca in cui è molto importante presentare le donne come piene d’autorità e probabilmente le persone oggi vorrebbero reinventare Marilyn come una donna di oggi. In verità penso che la sua vita reale sia stata molto peggiore di quanto si vede nel film. Il fatto è che il pubblico ha passato 70 anni a godersi la fantasia della vita di una persona, poi è arrivato questo film che non ha voluto essere complice di quel divertimento inventato. E’ una posizione scomoda, le persone non vogliono essere messe in quella posizione: secondo loro Marilyn è sempre stata raggiante e felice, ha avuto un brutto momento e si è uccisa. Non è andata così.”
Tuttavia, la fallacia logica della risposta di Dominik è piuttosto evidente: il pubblico non ha lamentato un’eccessiva drammaticità degli episodi rappresentati perché si sarebbe aspettato una commedia leggera, ma banalmente perché, mettere in scena momenti positivi della vita di Marilyn, avrebbe permesso a quelli negativi di assumere maggiore importanza e efficacia drammaturgica, trasformando una sfliza di piagnistei in un’accattivante alternanza di emozioni.