‘Mammone’ pretendeva paghetta da genitori: il giudice spiazza tutti

Un ‘mammone’ pretendeva la paghetta, il caffè ogni mattina ed altro dai genitori anziani. La decisione del giudice spiazza completamente tutti

Potrebbe sembrare la scena di un film, ed invece quello che stiamo per raccontarvi è realmente accaduto. Ci troviamo a Guidonia Montecelio, comune alle porte di Roma, dove il protagonista di questa vicenda è un uomo di 44 anni. Anche se in questo caso è giusto definirlo un vero e proprio ‘Mammone’. Il motivo? In merito a ciò bisogna fare un po’ di chiarezza. L’uomo, di andarsene di casa, non ne voleva affatto sapere. Anzi, pretendeva che gli anziani genitori lo trattassero ancora un ragazzino. Di quando andava alle elementari o poco più.

La decisione del giudice sta facendo molto discutere
Giudice tribunale (Ansa Foto)

Pretendeva la paghetta, il caffè ogni mattino non appena si svegliato, biancheria pulita e stirata e molto altro ancora. A raccontare questa notizia è il quotidiano ‘Il Messaggero‘. Una vicenda che andava avanti da ben tre anni e che si è conclusa solamente negli ultimi giorni. Se i genitori si rifiutavano di non accontentare le loro richieste iniziavano i “guai”. Che consistevano in: litigi, minacce, urla ed anche episodi di violenza fisica. Tutto denunciato da parte degli anziani genitori che non ne potevano più di tutto questo.

Roma, ‘Mammone’ assolto dal giudice: i motivi

Non è finita qui visto che l’uomo pretendeva i massaggi ai piedi delle gambe ed una richiesta di soldi sempre più alta del solito. Voleva essere portato con l’auto nei posti in cui diceva ed altro ancora. Dopo l’ennesimo episodio di violenza l’uomo è stato arrestato ed ha vissuto tre mesi nel carcere di Rebibbia. Più altri tre di domiciliari con tanto di braccialetto elettronico.

La decisione del giudice sta facendo molto discutere
Giudice tribunale (Ansa Foto)

Pochi giorni fa, vero, è arrivata la notizia che ha spiazzato tutti. Il giudice ha deciso di assolverlo definitivamente. Soddisfatti i legali dell’uomo: “Quelle vicende e quelle dinamiche familiari che si sono venute a creare non si configurano come maltrattamenti. Tanto è vero che i genitori erano presenti in tribunale quando è stata pronunciata la sentenza. Lo aspettavano fuori, e poi sono andati tutti insieme a casa”.

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