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Cronaca

Culla con aggressività il figlio, fino alla morte: c’è la condanna

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Cristiano

Aveva cullato il figlio con eccessiva aggressività, fino a portarlo alla morte: nella giornata di ieri è arrivata la condanna da parte del giudice

Ambulanza (Ansa Foto)

Nella giornata di ieri, martedì 6 dicembre, è arrivata la condanna in via definitiva per una donna. Ci troviamo a Verona dove una donna è stata, appunto, condannata per l’omicidio preterintenzionale del figlio. A raccontare l’accaduto ci ha pensato il quotidiano ‘Corriere della Sera‘ che ha raccontato la dinamica dei fatti. Il tutto sarebbe accaduto poco prima della fine del mese di settembre del 2017.

A quanto pare la donna avrebbe cullato, con molta violenza, il figlio. Utilizzando una “eccessiva energia” nei suoi confronti. Tanto da provocare non pochi danni al piccolo. Traumi così gravi da mandarlo in terapia intensiva. Una lotta del bambino che è durata undici mesi, fino a quando il suo cuoricino non ha smesso di battere.

Il giorno 26 di quel mese e di quell’anno la madre ed il padre del bambino avevano richiesto l’intervento d’urgenza di una ambulanza nella loro abitazione. Bisognava soccorrere urgentemente il neonato che aveva solamente un mese all’epoca. Queste furono le parole dei genitori: “Venite presto che non respira più“. Per tutti i giorni il piccolo è rimasto attaccato alle macchine del reparto di rianimazione dell’ospedale ‘Borgo Trento‘ a Verona.

Verona, culla con aggressività il figlio fino alla morte: condannata madre

Ambulanza (Ansa Foto)

Fino a quando il 21 luglio del 2018 non è stata constata la sua morte. Subito i genitori del piccolo sono stati indagati per lesioni gravissime. Il pm, in merito a questa vicenda, ha sollecitato per entrambi i genitori il processo per “omicidio preterintenzionale“. In aula il padre è stato assolto per non aver commesso il fatto. Di conseguenza, tutte le accuse, sono cadute sulla mamma.

I giudici di primo e secondo grado hanno sempre ribadito che si trattava di una “brava madre” e che tutto questo sia dovuto alla “stanchezza” della donna. Nel frattempo, però, la donna è stata condannata a 7 anni in primo grado a Verona, ridotti poi a 6 anni e 8 mesi in appello a Venezia. Nella giornata di ieri è arrivata la sentenza della Cassazione: ricorso respinto da parte della difesa ed ha confermato la condanna riportata in precedenza. Ora per la donna si potrebbero aprire le porte del carcere.

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