Le automobili sono il top della tecnologia, ma ci sono stati anche tanti flop

Anche le case automobilistiche possono sbagliare. Vetture realizzate con la speranza di un grande successo, ma che invece furono un disastro nelle vendite

A volte è stato un design infelice, altre volte uno troppo innovativo, o le soluzioni tecniche scelte erano mal concepite o di poco appeal per l’utente finale. A volte il sogno di una joint venture che prometteva bene, ma all’atto pratico non poteva funzionare, insomma possono essere stati tanti i motivi per giustificare alcuni modelli di vetture presentati sul mercato, ma autentici flop per le case automobilistiche.

Non tutte le vetture prodotte hanno avuto il successo che ci si aspettava -.

La storia dell’industria automobilistica ha fatto registrare progressi tecnologici incredibili, oggi troviamo in commercio vetture sicure, confortevoli, esteticamente belle, piene di soluzioni inedite, ma lunga è stata la strada per arrivare alla perfezione attuale, molte volte costellata di autentici flop presentati sul mercato con grandi speranze che alla fine si sono rivelate addirittura a rischio chiusura della casa produttrice per gli investimenti fatti e mai rientrati.

Un lungo elenco di vetture “sfortunate”

Molte volte la colpa è davvero di un progetto nato male, ma alcune volte può essere anche il momento in cui una vettura viene presentata, altre volte è stato solo questione di appeal giusto, ma mai sbocciato con il grande pubblico. Ecco una rassegna di alcune vetture che hanno fatto registrare flop importanti.

Cadillac Allanté, 1987

La Allantè era una vettura due posti cabrio commercializzata dalla General Motors con il marchio per il territorio americano Cadillac. Aveva un solo grande problema, la catena di montaggio più lunga al mondo. Disegnata in Italia da Pininfarina, dopo essere stata dotata di carrozzeria e interni, partiva alla volta di Detroit a bordo di Jumbo allestiti appositamente per arrivare così in America, dove finiva di essere allestita con motore e parti elettriche. Costi enormi a prescindere dal basso numero di vendite raggiunte.

Alfa Romeo Arna, 1983

Perfetto esempio di una partnership nata male e finita peggio. Alfa Romeo e Nissan hanno provato a risollevare le rispettive sorti con un modello progettato insieme, ma che non ha mai incontrato il favore del pubblico perché era esattamente un progetto a metà strada tra la cultura orientale e quella italiana. Dopo 4 anni la produzione cessò.

L’Alfa Romeo Arna –

Fiat Stilo, 2001

Dopo la Tipo e la Brava, la Fiat, con un investimento di 2 miliardi di euro persi, cercò con questa vettura, comunque solida e robusta, di rivaleggiare con la Wolksvagen Golf, autentico fenomeno di vendite, cercando di scendere nel campo tedesco di linee squadrate poco consone, all’epoca, al gusto italiano.

Renault Avantime, 2001

Una monovolume francese che non era una monovolume! Una carrozzeria estrema, con due soli enormi sportelli. Forse davvero troppo eccessiva anche per lo sciovinismo francese. La produzione venne fermata dopo soltanto 8500 esemplari commercializzati. Ma le idee, forse troppo innovative per questa vettura, furono la fortuna per le successive vetture come Megane e Scenic, prodotte dalla casa francese.

Peugeot 1007, 2014

Un’ auto troppo avanti nella concezione. Una piccola monovolume con tante idee nuove che probabilmente risultarono spiazzanti per il pubblico, Due sportelli a scorrimento elettrico come quelle di alcuni furgoni da lavoro, due sedili posteriori separati e non il classico divano unico e il pubblico la snobbò clamorosamente. In aggiunta, le motorizzazioni che venivano offerte si rivelarono errate per un’auto dalla vocazione prettamente urbana. Anche per la casa francese 2 miliardi di investimento bruciati sull’altare di soli 120mila auto prodotte.

La Peugeot 1007 –

Fiat Duna, 1985

E’ rimasta nei ricordi, ma soprattutto nei modi di dire di una generazione per indicare una cosa che davvero non piace, era la versione a tre volumi della Fiat Uno, che arrivò dal Sud America nel 1987 dove veniva assemblata e dove è stata venduta fino al 2000. Le linee della mitica Uno si scontravano con un baule che sembrava essere stato aggiungo in un secondo, anzi, in un terzo momento. Se la Duna berlina fu un vero buco nell’acqua di vendite, la versione station wagon, denominata Weekend, ebbe molto più successo.

La Fiat Duna tipico esempio di vettura flop –

Potremmo fare tanti altri esempi di auto ideate e disegnate per stupire e vendere che invece si rivelarono clamorosi insuccessi. La tecnologia oggi ha fatto passi da gigante anche nel disegnare, grazie a programmi appositi su potenti computer, vetture nuove che già possiamo sapere se possono essere accolte o no dal favore del grande pubblico. Forse tutte uguali, forse meno sperimentali, ma sicuramente più sicure nell’investimento per le case automobilistiche.

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