Allarme per i fumatori,: la maggior parte delle persone che iniziano da giovani e non smettono, rischiano la morte.
Pare proprio che chi ha il vizio del fumo rischia di sviluppare nell’arco della sua vita oltre 56 malattie rispetto a chi invece non è fumatore: tra queste patologie anche quelle mortali. Cancro, infarto e aneurisma aortico, oppure problemi quali il diabete, l’ulcera gastrica, l’asma e la cataratta.
A rendere nota questa cosa è stato uno studio approfondito fatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in cui si è studiato l’impatto del fumo di tabacco nella popolazione cinese; ebbene ogni anno a causa del fumo in Cina, muoiono 1 milione di persone e non è tutto: i decessi superano gli 8 milioni di individui, quasi 100mila dei quali in Italia.
L’indagine nello specifico è stata portata avanti dagli scienziati dell’Istituto di Medicina Respiratoria dell’Accademia delle Scienze Cinese e del Dipartimento di Salute della popolazione “Nuffield” dell’Università di Oxford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica dell’Università Peking, del China National Center for Food Safety Risk Assessment di Pechino e di altri istituti.
E’ una notizia di cui è necessario tenere conto e che riguarda la salute di tutti, pare proprio che il fumo alla lunga possa portare non solo a delle patologie croniche ma nei casi più gravi anche alla morte. Gli studi, di cui si è parlato poco prima hanno reso noto come a fumare con regolarità sono per lo più gli uomini con il 74% contro appena il 3,2% delle donne: durante queste ricerche sono morte a causa del fumo circa 50mila partecipanti e si sono verificati circa 1,14 milioni di nuovi casi di malattia.
In conclusione chi fuma regolarmente ha il 10% in più di rischio di sviluppare una malattia, ad esempio si alza del 6% il rischio di diabete e del 216% il rischio di cancro alla laringe. Ma non è tutto, sempre dalla ricerca resa nota da Fanpage, pare che a correre maggiore rischio fossero gli uomini che vivevano nelle aree urbane, invece per le donne i rischi erano maggiormente quelli che riguardavano l’apparato respiratorio.