Iran, torture ai manifestanti arrestati: la denuncia da parte degli attivisti. Impiccato un ragazzo di 23 anni
Quasi un mese fa era stato condannato a morte. Nelle ultime ore, Mohsen Shekari, è stato impiccato. Aveva 23 anni. Per il ragazzo scattarono le manette dopo aver partecipato a delle proteste governative. Le accuse nei suoi confronti furono “Inimicizia contro Dio“. Non solo: anche quelle di aver bloccato una strada, aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere e ferito un ufficiale. Il tutto a pochi giorni dall’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne uccisa per non aver indossato in maniera corretta il velo. La famiglia aveva presentato appelli contro la sentenza di morte.
Mentre protestavano fuori dal carcere, le autorità avevano già eseguito con la sua uccisione. Secondo quanto riporta lo zio del ragazzo, il corpo non è stato riconsegnato. Si tratta della prima esecuzione di un manifestante che ha avuto notizia. Anche se, secondo alcuni attivisti, pare che ce ne siano state altre e molte ce ne saranno ancora. Tra queste l’allenatrice di pallavolo Fahimeh Karimi, compagna di cella dell’italiana Alessia Piperno, poi liberata qualche settimana fa. Nel frattempo la magistratura ha confermato la pena per cinque persone, accusate di aver ucciso a pugnalate un membro della Basij.
Iran, polizia spara a manifestanti donne: impiccato 23enne
La tensione continua a salire alle stelle. Tanto è vero che anche ‘Amnesty International‘ ha voluto lanciare un appello alle autorità iraniane per finirla con queste esecuzioni. In merito alla morte del 23enne l’Ong riferisce un motivo, la magistratura un altro. Il primo è che sarebbe stato condannato in un “processo farsa“, mentre per i secondi aveva ammesso i suoi crimini in tribunale. Anche se, secondo gli attivisti, questa confessione è stata forzata. Non solo: alcuni media ammettono che il ragazzo avesse il volto tumefatto, segno delle tante botte ricevute.
Le proteste continuano anche in altre città, ma decisamente in numero minore. Proprio per paura di poter essere arrestati e condannati. Non solo: gli agenti sparerebbero anche a distanza ravvicinata colpendo le donne al volto, occhi, seno e genitali. Lo denunciano i medici iraniani al ‘The Guardian‘. Dure condanne arrivano anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che continua a denunciare questi avvenimenti.