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Politica

Manovra, addio all’App 18: niente fondi per cinema, teatro e altro

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Cristiano

Manovra, addio all’App 18, ovvero il bonus per i ragazzi maggiorenni che serve per teatri, cinema e molto altro. Tutto quello che serve sapere in merito

Manovra (Ansa Foto)

Ufficialmente addio all’App 18. Ovvero il bonus che interessava coloro che avevano compiuto la maggiore età. Niente più fondi per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre. Ad annunciarlo un emendamento da parte della maggioranza (formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) che ha abrogato la misura. In questo modo le misure (dal valore di 230 milioni di euro a partire dal 2022) verranno finalizzate al sostegno del mondo della cultura e spettacolo.

Un assist, invece, per i lavoratori del mondo dello spettacolo. Non solo: per gli operatori dell’editoria e delle librerie, dal Fondo per lo spettacolo dal vivo al sostegno delle attività di rievocazione storica de “La Girandola” di Roma. Una decisione che non è affatto piaciuta al Partito Democratico. Tanto è vero che, tramite una nota, la presidente dei Senatori Simona Malpezzi, ha espresso tutta la sua contrarietà in merito a tutto ciò.

Addio al bonus ‘App 18’: il Pd chiede spiegazioni

Bonus 18enni (Ansa Foto)

Queste sono le parole da parte della Malpezzi in un comunicato: “È inaudito che il Presidente della commissione cultura Camera, Federico Mollicone e un ex sottosegretario all’istruzione, Gaetano Sasso, firmino un emendamento per abrogare 18 APP che ha consentito ai ragazzi di avvicinarsi alla cultura. Si vuole impedire la libertà e il desiderio dei giovani di accedere ai consumi culturali e così facendo si penalizza pesantemente anche l’industria culturale del Paese“.

Nel frattempo non sono mancate affatto le polemiche nate da altri appartenenti del Partito Democratico dopo questa decisione. “Perché toglierle? Questo è un governo che parla agli evasori ed è disinteressato ad investire sui giovani: zero risorse per la scuola, l’università, la cultura, il lavoro. Molto male“.

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