Negli ultimi mesi è salita in maniera preoccupante la percentuale di bambini ricoverati in terapia intensiva per serie carenze respiratorie
La popolazione più colpita è rappresentata da bambini tra zero e due anni, che si confrontano per la prima volta con virus ai quali non sono stati esposti gli scorsi anni. Lo stesso vale per le mamme che non hanno sviluppato difese immunitarie e che non possono quindi passarle ai neonati attraverso il latte e la placenta.
Dallo scorso mese di ottobre la Terapia Intensiva dell’ospedale pediatrico G. Gaslini di Genova ha ricoverato ben otto bambini, che hanno richiesto intubazione e ventilazione meccanica invasiva e, in un caso, il supporto in Extracorporeal Membrane Oxygenation.
Sembravamo usciti oramai dall’emergenza per quanto riguarda la terapia intensiva, vista l’ultima variante molto meno aggressiva che sta circolando del Covid 19, con la maggior parte dei casi che si risolve in una normale influenza, invece, soprattutto negli ultimi mesi si è registrata una recrudescenza dei ricoveri di bambini presso i reparti di Terapia Semi-Intensiva e Medicina D’Urgenza, che richiedono un’ossigenoterapia ad alti flussi. Di solito i bambini che richiedono intubazione e ventilazione meccanica per queste infezioni respiratorie sono uno o due all’anno. In questo caso, le situazioni più gravi sono stati causate dalla coinfezione di virus influenzale e virus respiratorio sinciziale. “Le terapie intensive pediatriche del nord Italia iniziano ad essere congestionate e, a causa di questo aumento di forme gravi, la terapia intensiva del Gaslini ha ricevuto in queste settimane già tre pazienti da altre regioni”, spiega il dottor Andrea Moscatelli, direttore del dipartimento di emergenza e della terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’ospedale Gaslini di Genova, “l’ultimo caso è stato quello di un bimbo di due anni ricoverato da noi proveniente da un’altra regione che richiedeva ancora ventilazione meccanica”.
Le ragioni di questo aumento dei casi, e in particolare dell’aumento di quelli gravi, sono molteplici. La prima è stata sicuramente quella dell’isolamento forzato che abbiamo avuto negli ultimi anni, tra lockdown, divieti vari e mascherine obbligatorie. Infatti la scarsa circolazione virale degli ultimi due anni, resa possibile dalle misure di isolamento e di contenimento del coronavirus, ha reso tutti paradossalmente più vulnerabili davanti anche a nuovi virus influenzale. La popolazione più colpita è rappresentata proprio dai bambini tra zero e due anni, che vengono esposti per la prima volta al virus, lo stesso vale per le mamme che quindi non possono passare gli anticorpi ai neonati attraverso il latte e la placenta. L’unico rimedio, sul breve periodo, potrebbe essere la diffusione della vaccinazione antinfluenzale che è ancora bassa nelle donne in gravidanza e nei bambini di età superiore a 6 mesi, per i quali è indicata. La vaccinazione dei familiari è una strategia efficace per proteggere i neonati dall’influenza.