Il nostro paese riuscirà a superare senza razionamenti l’inverno, ma la vera partita si aprirà a partire dalla primavera 2023
L’Italia riuscirà a superare l’inverno senza bisogno di razionamenti di gas. Questo è quanto emerge da un’indagine condotta dalla nota società di studi economici Oxford Economics. Il piano di resilienza fatto di elevati stoccaggi e razionamenti ha funzionato grazie anche alle condizioni climatiche favorevoli. L’Italia si appresta ad entrare nella stagione più fredda dell’anno forte di uno stoccaggio pari al 92% della capacità, in calo solo del 2,5% negli ultimi undici mesi.
Questi numeri sono certamente dovuti anche al calo dell’8,7% dei consumi, superiore a quanto prevedeva il Governo Draghi ad inizio settembre. Nelle interlocuzioni con gli altri rappresentanti dei paesi UE infatti l’ex Presidente del Consiglio parlava di un taglio di poco superiore al 7,5%. Il risparmio nei consumi non è stato tuttavia frutto di politiche di austerità quanto una conseguenza del favore climatico incontrato nei mesi autunnali. Gran parte del mese di novembre ed anche i primissimi giorni di dicembre hanno garantito ampi tagli ai consumi di gas. A questa ricetta è bastato poi aggiungere un’efficiente taglio agli sprechi. L’altra faccia della medaglia è rappresentata però dalle chiusure industriali settoriali che specialmente nei momenti più duri di questo autunno hanno abbassato drasticamente i consumi di gas industriali. È stimata una diminuzione del 15% da inizio anno rispetto al 2021 mentre solo a novembre il calo è stato del 20% rispetto ad un anno fa.
Numeri decisamente confortanti quelli forniti da Oxford Economics che paiono premiare le scelte politiche degli ultimi mesi. L’importazione del gas russo dal punto di interscambio con l’Austria di Tarvisio è diminuita del 60% e contemporaneamente, sempre secondo i dati riportati dalla società britannica, sono aumentate quelle dalla Norvegia del 40% e dall’Azerbaijan del 20/25%, senza considerare la più stretta dipendenza dal gas algerino.
Lo stoccaggio di gas è ben oltre la soglia critica del 60% anche prendendo in considerazione dati più aggiornati di quelli provenienti d’oltremanica. Snam (Società Nazionale Metanodotti) ha comunicato infatti pochi giorni fa che dal 95,32% di fine ottobre le scorte di gas sono scese all’88,6% dell’8 dicembre. Numeri rassicuranti in attesa dei mesi più freddi dell’anno tanto che per garantire un cuscinetto di flusso di sicurezza per i mesi di gennaio e febbraio l’Italia continua ad inviare una piccola parte delle sue riserve in Svizzera da Passo Gries e in Austria dal valico di Tarvisio.
Quello che bisogna guardare con timore ad oggi è il 2023 a partire dalla prossima primavera. Se infatti dovesse avverarsi il paventato stop al gas russo fino a data da destinarsi qualche noia in più potrebbe crearla l’inverno prossimo. In effetti, in attesa di scoprire se il clima come in questa stagione sarà galantuomo, ci saranno da rifare tanti contratti di fornitura.
Sarà sicuramente diverso anche l’approccio generale alla crisi energetica e chissà se sarà così facile riproporre quel clima di austerità che ha avvolto il nostro paese negli ultimi mesi. Il Governo è sicuramente chiamato ad intervenire anche, se non soprattutto, in ambito europeo per stabilire al più presto la strategia da adottare per l’anno che verrà.