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Mihajlovic, il ricordo struggente di Cesar: “Ho perso un fratello”

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Paolo Colantoni

“Abbiamo giocato insieme, è stato il mio tecnico all’Inter e al Bologna. Un leader e un personaggio unico. Il calcio perde un esempio”

Cesar ricorda Sinisa Mihajlovic – Lapresse –

“Sono ore che guardo la tv e vedo le sue immagini. Chiudo gli occhi e penso ad ogni momento passato insieme. Sinisa è stato un fratello maggiore per me e non lo dimenticherò mai”. Aparecido Cesar ha vissuto tanti anni e tante avventure con Sinisa Mihajlovic.Quando sono arrivato alla Lazio è stata una delle prime persone che mi ha aiutato ad inserirmi nel nuovo gruppo. Poi l’ho avuto all’Inter sia come compagno di squadra che come vice allenatore insieme a Mancini. Quando poi è andato al Bologna, nella sua prima esperienza da tecnico, mi ha voluto con lui. Per me Sinisa è stato un maestro”.

Qual’è il suo primo ricordo di Mihajlovic?
“Un guerriero, uno che parlava poco, ma che faceva sentire la sua presenza nello spogliatoio. Bastava guardarti negli occhi. E guai se non ti impegnavi: in un modo o nell’altro te lo faceva pesare. Ed erano guai”.

Con lei come si comportava?
“Mi ha aiutato ad inserirmi. Io parlavo poco, ma lui era sempre attento a spronarmi e a farmi tirare fuori tutto quello che avevo. Pretendeva sempre il massimo. Aveva una mentalità vincente, da guerriero. Quando si incazzava bisognava lasciarlo stare. Meglio girare alla larga. Era un professionista straordinario: poteva vivere di rendita, aveva vinto lo scudetto, eppure era sempre il primo ad arrivare nel campo di allenamento. Per migliorarsi sempre”.

In campo, che giocatore era?
“Un leader. Io poi giocavo alla sua sinistra, cinquanta metri più indietro e in campo spesso ci aiutavamo a vicenda. O meglio…lui aiutava me. Mi ripeteva sempre: quando prendo la palla tu vai, corri, che tanto la palla te la metto sui piedi. E lo faceva sempre”.

Lei, mancino, ha mai provato ad imitarlo nel tiro?
“E come facevo. Era impossibile. Mai visto un mancino calciare come faceva lui, con la stessa potenza e la stessa precisione. E lo faceva con sicurezza e precisione. Per me era, anzi, è unico. Di destri che tiravano punizioni e corner come lui ce ne sono stati tanti. Di mancini solo uno: Sinisa Mihajlovic. Per questo è stato e sarà per sempre unico. E non mi venite a dire Roberto Carlos. Lui era un passo avanti. Non era solo potente, aveva precisione, potenza”.

Mihajlovic, primo della fila e Cesar, penultimo, in piedi per la finale di Coppa Italia nel 2004 –

Fuori dal campo com’era?
“Era un leader. Una persona riservata, ma dal carisma unico. Un guerriero, un campione. Lo è stato e lo sarà sempre. Sento dire che ha perso la battaglia con la malattia: non è vero. Non ha perso nessuna battaglia. Il male era più forte di lui, ma lui lo ha affrontato, gli ha dato una lezione. Ha affrontato tutto con una dignità impressionante. Un signore vero”.

C’è un ricordo particolare che lo lega a lui?
“Era amico di tutti, ma nessuno si permetteva mai di prenderlo in giro, per paura che lui reagisse. Solo io ci provavo e spesso si vendicava. Una volta, prima di un allenamento era nel campo di Formello a provare le punizioni. Io, senza che se ne accorgesse, gli ho tirato una pallonata. Ha iniziato ad inseguirmi per tutto il centro sportivo. E per fortuna che sono veloce”.

Il suo ultimo pensiero su Sinisa Mihajlovic
“Non riesco a pensarlo coniugando il verbo al passato. Per me sarà sempre quel leader che ha dato al calcio tutto se stesso. Da oggi il mondo del calcio italiano perde un esempio straordinario”

 

 

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Paolo Colantoni