L’attuale commissario tecnico dell’Argentina campione del mondo s’era appena ritirato dal calcio giocato e volle mandare un messaggio…
Un rapporto solidissimo, forte, quasi amichevole. I due Lionel dell’Argentina, Scaloni e Messi, hanno formato una coppia che rimarrà nella storia del calcio mondiale e non solo in quella della terra d’argento. Del resto, l’ex Lazio, appena diventato commissario tecnico, ha fatto subito intendere che Messi sarebbe stato il perno, il fondamento, la luce della sua nazionale. Non ci sono mai stati dubbi nella testa di Scaloni, non c’è mai stata alcuna intenzione di accantonare il 10, un’idea ribadita anche nel corso di questo Mondiale. Messi c’è sempre stato, ha giocato sempre: “Per me se sta bene gioca sempre e gioca tutta la partita”, aveva detto Scaloni nel corso di una conferenza stampa nella fase a gironi.
E proprio Leo s’è caricato l’Argentina sulle spalle e l’ha guidata a un trionfo atteso da 36 anni, un trionfo che ora lo eleva a un livello sovrumano. La “Scaloneta” partiva dal 10 e poi comprendeva tutto il resto in un sistema praticamente perfetto. Ma il rapporto parte da lontano e la visione Messicentrica di Scaloni anche. Era il 2016, l’Argentina aveva perso la finale di Coppa America contro il Cile, un’altra delusione fortissima per Messi che dopo la finale Mondiale del 2014 e quella di Coppa America del 2015, vedeva sfumare ancora una volta la possibilità di alzare il suo primo trofeo con la nazionale.
Critiche durissime piovevano addosso a Leo, incapace di essere leader e di guidare l’Albiceleste alla vittoria. Messi decise allora di dire stop e comunicò il suo addio alla nazionale. Scaloni, che s’era ritirato dal calcio giocato 12 mesi prima, scrisse un tweet: “Questa immagine dice tutto, non andare Leo”. L’immagine era di Messi, palla al piede, circondato da sei avversari che provavano a togliergli la palla. Sei anni dopo si sono ritrovati insieme, a fare la storia.