Quando Montiel s’avviava a calciare il rigore, che poi è valso il terzo titolo, Messi s’è rivolto al cielo e chiesto un aiuto speciale
Uno sguardo al cielo, un labiale che le telecamere hanno captato. C’è del mistico in quell’espressione di Lionel Messi che, poco prima del rigore calciato da Gonzalo Montiel, quello che poi è valso il terzo titolo mondiale per l’Argentina, ha guardato il cielo e s’è rivolto a Diego Armando Maradona. Del resto tra i due c’è sempre stato un rapporto speciale. Altro che antagonismo, rivalità, paragoni. Diego e Leo si sono voluti bene, sul serio. Maradona l’ha sempre detto che Messi era l’unico in grado di ripercorrerne le gesta, l’unico degno di essere chiamato erede, l’unico che poteva rispecchiarne la grandezza.
Un rapporto quasi fraterno, che s’era fortificato durante il Mondiale 2010, quando Diego era il commissario tecnico dell’Argentina e affidò le chiavi della squadra proprio a Messi. Da allora non ci sono mai state frizioni, anzi il rapporto è diventato sempre più profondo. Intensa la dedica di Messi, pochi giorni dopo la morte di Maradona, quando dopo un gol con il Barcellona, si tolse la maglia blaugrana per mostrare quella del Newell’s Old Boys con il 10. Il Newell’s è la squadra del cuore di Messi e la squadra in cui Maradona militò nella stagione ’93-’94, quando Leo s’innamorava del calcio a sei anni e mezzo.
E così, mentre Montiel, percorreva i quaranta metri che lo separavano dal dischetto del rigore, Messi ha guardato il cielo e ha pregato il suo amico: “Vamos Diego, dáselo”. La traduzione è presto fatta: “Andiamo Diego, fallo segnare”. E Maradona dal cielo ha assecondato la preghiera di Leo. Montiel ha spiazzato Lloris e ha regalato all’Argentina il terzo Mondiale. Messi ha potuto alzare finalmente la Coppa del Mondo, come Maradona nel 1986 in Messico. Ora tutti e due sull’Olimpo del calcio mondiale e nella leggenda d’Argentina.