Il leader di Forza Italia: la manovra è soltanto un primo passo Ho sempre stimato Renzi, potremmo lavorare in sintonia su diversi temi
«Un primo passo». Prima di affrontare in futuro le «riforme strutturali» che saranno necessarie per rilanciare davvero il Paese. Sulle quali Forza Italia si batterà, senza fare sconti e considerandosi ancora l’asse centrale della coalizione. Magari con un rapporto più stretto con Matteo Renzi, con il quale «potremmo lavorare in sintonia su diversi temi». E – lo dice tra le righe Silvio Berlusconi al Corriere della Sera dopo aver confessato nei giorni scorsi che un qualche ruolo se lo sarebbe aspettato, anche se sulla questione non vuole tornare – con un suo apporto più decisivo. Infatti rivendica come «della linea politica del mio partito l’unico garante sono io» e auspica che si aggiusti la rotta con «una maggiore condivisione a monte per il futuro» e aspetta magari qualche richiesta di consiglio da Giorgia Meloni: «Lei sa che se le servono miei consigli, sono qui», dice il leader di Forza Italia.
Due mesi di governo, si può fare un bilancio di questo inizio legislatura: la manovra che si sta delineando la soddisfa? «Diciamo che è il primo passo. Il governo di centro-destra ha dovuto affrontare una situazione molto difficile per colpa dello scenario internazionale e degli aumenti dell’energia e delle materie prime. Di conseguenza è rimasto poco per le riforme strutturali che ritengo necessarie. Nonostante questo, alcuni risultati concreti li abbiamo ottenuti e in altre materie, come la giustizia, si sta lavorando nella giusta direzione».
“Abbiamo ottenuto alcuni risultati importanti, come il primo aumento delle pensioni minime a 600 euro”
Su cosa pensate di aver ottenuto risultati? Le richieste di FI erano tante, a partire dalle pensioni minime a 1.000 euro… «Abbiamo ottenuto alcuni risultati importanti, come il primo aumento delle pensioni minime a 600 euro per gli ultra-settantacinquenni, stiamo lavorando per ottenere la detassazione e la decontribuzione per le assunzioni di giovani da parte delle imprese, che avrebbero la grande convenienza ad assumere con un costo uguale allo stipendio. Oggi, come è noto, il costo dell’azienda per uno stipendio, ad esempio, di 1.500 euro è di 3.300 euro, più del doppio. Si tratta di proposte di FI che nel corso della legislatura dovranno trovare piena attuazione. Importante è anche aver ottenuto la proroga al 31 dicembre del termine per la presentazione delle Cilas per il Superbonus al 110%».
Ci sono stati però degli stop and go su alcune misure, annunci e provvedimenti delineati poi ritirati o profondamente modificati, a partire al Pos fino allo scudo fiscale. Troppo? «Avevamo poche settimane per scrivere una manovra e concordarla con l’Europa. È naturale che ci siano state delle difficoltà. Certo, in futuro alcuni meccanismi decisionali dovranno essere messi a punto meglio, con una condivisione a monte, evitando che i problemi ricadano sul lavoro del Parlamento». Come le è sembrato l’approccio della premier, alla sua prima esperienza di governo di altissimo livello? «Mi è parso assolutamente adeguato». Lei ha contatti frequenti con la premier? E dalla sua lunga esperienza, che consiglio le darebbe? «Ho i contatti che servono, tutte le volte che servono. E non mi permetto di dare consigli a mezzo stampa al presidente del Consiglio. Lei sa bene che se dovessero servirle, io sono sempre qui, pronto a darli». Alla celebrazione dei 10 anni di FdI lei ha fatto un discorso molto inclusivo, ma la platea sembra non aver gradito. Che spiegazione dà di una certa freddezza, almeno fra i partiti? «Non sarà per caso che la freddezza, come lei la chiama, era quella solita di qualche “testimone” interessato e malevolo? In effetti, il mio intervento era improntato alla massima cordialità e lealtà fra alleati ed esprimeva grande stima per Giorgia Meloni. Se davvero qualcuno non lo ha gradito, la spiegazione va chiesta a loro, non a me».