Per questo pranzo di Natale 2022 è tempo di rincari, i prezzi per gli alimenti da comprare sono aumentati del 30%.
Non ci sono dubbi sul fatto che per questo Natale 2022, tutte le persone cercheranno di fare delle spese più contenute sotto tutti i punti di vista: visti gli aumenti dei prezzi delle bollette e le tredicesime che ancora devono arrivare, sembra una decisione piuttosto oculata.
Eppure, nonostante questo, un dato fondamentale riportato dal Messaggero è quello che riguarda i rincari dei prezzi degli alimenti; crescono infatti le materie prime, dalla farina al burro passando per le verdure che sembrano addirittura essere le più care.
“Alcune aziende hanno ridotto la produzione per timore dell’invenduto e hanno cercato di fare lo stesso fatturato aumentando i prezzi ma per pandoro e panettone i costi sono cresciuti a causa dei rincari di materie prime come zucchero, burro, oli e farine. Il problema si pone in filiere non interessate da tali dinamiche: se il prezzo del parmigiano a 24 mesi non è cambiato, ad esempio, quello del pecorino è aumentato in modo esagerato tanto che siamo stati costretti a cambiare fornitore. Un prodotto anche di 30 giorni costa il 30% in più rispetto al 2021 e il consumatore reagisce preferendo il parmigiano come accadeva 10 anni fa, anche come regalo utile” queste le parole di Samuele Tognaccioli, Presidente regionale Fida Confcommercio.
Pranzo di Natale, dalla verdura al panettone: rincari del 30%
Come accennato prima, questo Natale sarà certamente molto diverso da quelli del passato, sono infatti moltissime le famiglie italiane che stanno scegliendo di comprare gli alimenti con maggiore oculatezza, anche a causa dell’aumento dei prezzi che ha colpito proprio tutti i settori. Secondo quanto riporta il Messaggero persino le verdure, dalle melanzane ai finocchi hanno subito dei rincari che variano dal 40 al 70%, stesso discorso anche per le rilevazioni medie riportate dall’Istat di Perugia e Terni: il prodotto più rincarato è il salmone che rispetto allo scorso Natale costa il 20,4% in più.
“Si dà più valore al cibo secco come facevano i nostri avi: parmigiano, baccalà, acciughe. Le fasce economicamente più deboli della popolazione, circa 3 famiglie su 10 sono costrette a tagliare i consumi di Natale, col carrello più leggero rispetto al 2021″ ha raccontato Carla Falcinelli.
Stesso discorso vale anche per il pesce, passando poi anche al panettone e al pandoro che come la tradizione vuole, sono alimenti che non possono mai mancare sulle tavole della vigilia e del giorno di Natale.
“Non è un fenomeno dilagante ma esiste: un 3% di persone che per svariati motivi, per il pagamento dello stipendio slittato o per aver sostenuto spese impreviste, chiedono a negozianti di segnare la spesa. Gente seria che non compra tonno o vini di lusso ma pane, legumi e altro scatolame” particolare confermato anche dal Codacons Umbria.