Presepe e recita di Natale vietati nelle scuole, luminarie vandalizzate in piazza, ecco cosa sta succedendo in un Paese non più cristiano come prima
Il Natale, senza più Presepi allestiti, con recite di Natale vietate nelle scuole e luminarie vandalizzate in piazza, sta cambiando in un Paese non più cristiano come prima e, per molti, non sembra essere più la festa dell’anno. Non si tratta di una novità, purtroppo, ma di un tentativo che va avanti da tempo di delegittimare, riscrivere, cancellare la principale festività cristiana, che da sempre ha unito le famiglie e fatto sognare grandi e bambini.
Il Natale è la festa annuale che commemora la nascita di Gesù, osservata principalmente il 25 dicembre come celebrazione religiosa e culturale da miliardi di persone in tutto il mondo. Festa centrale dell’anno liturgico cristiano, è preceduta dal tempo dell’Avvento o del digiuno della Natività e dà inizio al tempo di Natale, che storicamente in Occidente dura dodici giorni e culmina nella dodicesima notte.
Ogni anno il Natale è un punto di luce. Case, strade e vetrine illuminate ce lo ricordano, ma non svelano ciò che significa. Per molti è solo un tempo di vacanza, è fare dei regali o attendere di riceverli. Alcune persone potrebbero dire che è la festa per ricordare la nascita di un uomo di nome Gesù Cristo. Per altri il Natale è semplicemente il compleanno di Gesù. Natale comunque è sempre stato il ritrovarsi in famiglia, attorno alla tavola, dove ritroviamo i gusti dei cibi delle nostre tradizioni, è il rinnovare anche il senso e il bisogno di appartenenza che ci aiutano a superare la solitudine. Ma perché allora più passano gli anni più si cerca, sempre più spesso, di svilire se non addirittura offuscare il significato del Natale? Cercare di dare al Natale e al suo significato soltanto il senso di una festa come le altre e non l’importanza religiosa che riveste nel mondo, è quello che ad esempio sta accadendo in alcune scuole, dove si cancellano le recite dei bambini per non offendere le altre culture sempre più presenti nelle classi. Ha fatto discutere quanto avvenuto a Belmonte del Sannio, in provincia di Isernia, dove le insegnanti della scuola elementare “Tonino Trapaglia”, in accordo con la preside, hanno deciso di rimuovere la natività dalla recita scolastica “per non offendere la sensibilità delle famiglie di cinque alunni musulmani“. Una decisione che ha provocato la reazione del parroco del paese Don Francesco Martino: “Tutti i simboli del Natale sono cristiani. Come io rispetto le tradizioni islamiche, così loro devono rispettare le mie”.
L’ultima provocazione arriva addirittura da Bologna dove, nella centralissima via d‘Azeglio ,a pochi metri dalla Basilica di San Petronio, per le luminarie sono state scelte le parole della iconica canzone Imagine di John Lennon: “Immagina che non ci sia il paradiso e immagina che non ci sia neanche la religione”. Una decisione che ha suscitato l’ira dei vescovi e, secondo monsignor Antonio Staglianò che l’ha definita “un’insulsa provocazione anticlericale”, aggiungendo “ci eravamo abituati da tempo a vedere il Natale spogliato delle sue origini religiose. Ma un Natale antireligioso ancora mancava”. Sempre più spesso si viene a sapere che nelle scuole non viene allestito neanche più il Presepe oppure, ove presente nelle piazze e nelle vie centrali di borghi e paesi, viene vandalizzato da bravate. Bravate che comunque non sappiamo se figlie soltanto di uno stato di degrado sempre crescente della nostra società o di una concreta voglia di cancellare anche la nostra storia religiosa e cristiana.