In un’epoca in cui la televisione era appena arrivata, i ricordi e le testimonianze erano affidate a chi lo ha visto giocare oltre che ai numeri di una carriera inimitabile
Edson Arantes do Nascimiento, per tutti Pelè. 4 lettere per provare a spiegare, immaginare, ricordare il calcio nella sua massima espressione, quella di un atleta che dal nulla è arrivato sul trono del calcio mondiale a suon di record ineguagliabili.
Nella sua carriera Pelè ha indossato poche maglie: la prima bianca poi verdeoro della nazionale carioca, poi quella bianca del Santos che rese mitica in 20 anni di carriera e quella dei Cosmos di New York quando decise di andare a seminare il seme del gioco del calcio in un nuovo mondo abituato alla palla ovale o a spicchi.
Pelè ha deciso di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo e tramandare ora e per sempre la sua leggenda. Perché, anche se oggi il più grande calciatore della storia del calcio ci ha lasciato per sempre, le sue gesta, le sue imprese, le sue vittorie, i suoi gol, non ci abbandoneranno mai e affolleranno sempre la mente senza essere mai sostituiti dal calcio moderno che fagocita tutto nello spazio di una serata. Le sue imprese erano già scolpite nei cuori di chi le ha vissute e nella mente di chi ha avuto la fortuna di trovare qualcuno che gliele raccontasse. In un mondo che tende ad appiattire qualsiasi cosa il mito di Pelè era tale anche quando lo vedevamo apparire a una cerimonia ufficiale.
La sua è stata una carriera cominciata già con un record, infatti a soli 15 anni Pelé fa un provino con il Santos, una delle squadre più blasonate del campionato brasiliano e lo supera. Entrerà nelle giovanili nel 1956 per poi fare il suo esordio in prima squadra un anno più tardi. Il 1957 è anche l’anno della prima convocazione in Nazionale e nel 1958 partirà per la Svezia in occasione della Coppa del Mondo che solleverà il 29 giugno, diventando il più giovane calciatore nella storia di questo sport a conquistare il titolo iridato. Anche con il club che lo ha lanciato, il Santos, Pelè vincerà praticamente tutto: non solo titoli nazionali, ma pure due Libertadores e altrettante Coppe Intercontinentali messe in bacheca nel 1962 e nel 1963. I successi, sia individuali sia a livello di club e Nazionale, ottenuti da Pelé non si contano. Ad oggi la leggenda brasiliana detiene ancora il record di campionati del mondo vinti, tre, nel 1958, 1962 e 1970.
Nel torneo del ’58, in particolare, con il Brasile Pelé stabilisce una serie incredibile di primati. Con il gol al Galles il 19 giugno diventa il più giovane marcatore nella storia della Coppa del Mondo e, successivamente, in semifinale contro la Francia, anche il più giovane a realizzare una tripletta nel torneo iridato. Nella finale contro la Svezia sigla due dei cinque gol con cui il Brasile spazza via i padroni di casa, il primo dei quali, un pallonetto a scavalcare il suo marcatore seguito da un preciso tiro al volo, verrà scelto come uno dei più bei gol nella storia dei Mondiali. Non si contano nemmeno i record che Pelé ha stabilito a livello di club. È il giocatore che ha segnato più reti sia in un campionato (608) sia nelle coppe nazionali (657). Nonostante i gol di Pelé siano ancora oggi motivo di dibattito, la Fifa gli riconosce il record di maggior numero di reti realizzate in assoluto in carriera, 1281 in 1363 partite, mentre in gare ufficiali ha messo a segno 761 reti in 821 incontri, con una media realizzativa pari a 0,92 gol a partita.