Dalle 23 di ieri sera in aula si discute del decreto Rave: in programma altre 14 ore di discussioni: non si esclude la ghigliottina
Una lunga notte di discussioni, dibattiti e continue sospensioni. Dalle 23 di ieri in aula si discute del Decreto Rave e per tutta la notte alla Camera sono continuate le dichiarazioni di voto. La lista degli iscritti a parlare, formata da 134 interventi, è ancora lunga. All’appello mancano ancora 87 deputati, per oltre 14 ore di discussione visto che a ciascuno è riservato un intervento da 10′ minuti.
Il voto finale è stato indicato dalla conferenza dei capigruppo non prima delle 11, ma dato l’alto numero di interventi ancora in lista appare destinato a slittare. Non escluso quindi il ricorso alla cosiddetta ghigliottina per tagliare i tempi della discussione. Una procedura applicata per la prima volta dalla presidente Laura Boldrini, alla Camera, per far fronte all’ostruzionismo del M5S al decreto Imu-Bankitalia, che aveva messo a rischio la conversione in legge del provvedimento.
Alla Camera si sono registrati momenti di vera tensione. Le opposizioni accusano la maggioranza di voler procedere troppo velocemente. Il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano si è rivolto al presidente Lorenzo Fontana alzando il tono del dibattito: “Chiediamo rispetto”. Il capogruppo di FdI Tommaso Foti ricorda che la fase delle
dichiarazioni di voto e’ terminata e ora si e’ nella fase delle votazioni. Concetto ribadito dal presidente Fontana: “La fase delle dichiarazioni di voto e’ conclusa e stiamo procedendo con la votazione e in questa fase il presentatore dell’odg puo’ intervenire per pochi secondi per dichiarare se accetta la riformulazione, per ascoltare la riformulazione, per chiedere un parere diverso al governo o per chiedere di procedere alla votazione. Cerchiamo di rispettare tutti il regolamento”.
Tensione anche nelle opposizioni. Il Movimento 5Stelle condanna l’appoggio di Italia Viva e Azione al Governo per la cancellazione della legge definita “Spazzacorrotti” cioè la riforma entrata in vigore il 31 gennaio 2019 secondo la quale la prescrizione per reati contro la pubblica amministrazione è bloccata definitivamente dopo il primo grado di giudizio. La legge prevede anche che chi sconta condanne per corruzione non può avere sconti o benefici di legge (la corruzione è ritenuto reato ostativo). La Spazzacorrotti era stata firmata dall’allora ministro della Giustizia Bonafede. “L’ordine del giorno sulla prescrizione sostenuto dalla maggioranza allargata Azione-Iv-FdI-Lega-FI e’ stato approvato con applausi dell’ampio fronte politico che, dopo la restituzione dei benefici penitenziari ai condannati per corruzione e concussione, esulta per l’impegno a riportare la
prescrizione cosi’ come l’avevamo conosciuta”, ha affermato la deputata M5s Valentina D’Orso, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera. “Cancellare le storture della riforma Bonafede – spiega Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera – era una nostra priorità, tanto da includerla nel programma elettorale. Bene dunque il parere positivo espresso dal governo al nostro odg sul ripristino della prescrizione sostanziale. Chi ci attacca lo fa strumentalmente e senza argomenti“.