Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano ‘La Repubblica’ dove ha parlato di più argomenti. In particolar modo quello che riguarda i naufragi in Libia
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha rilasciato una intervista ai microfoni del quotidiano ‘La Repubblica‘. Lo stesso ha parlato di vari argomenti. Ci ha tenuto a ribadire che i soccorsi in mare sono garantiti dallo Stato e che le Ong si concentrano esclusivamente sulla rotta della Tripolitania. Le stesse che incentivano le partenze. Il numero delle persone che soccorrono partono proprio da lì: si tratta del 93%. Lo stesso ministro ha fatto sapere come i naufragi e le presenze in Libia si riducono. Solamente se si impediscono le partenze irregolari.
Per quanto riguarda l’accoglienza fa sapere che il territorio è al “collasso”. Le gare per assicurare nuovi posti stanno andando deserte. Queste sono alcune delle sue parole in merito: “Trovo singolare che la sensibilità collettiva si fermi al momento dello sbarco mentre non c’è attenzione sulla sostenibilità di flussi incontrollati che generano emarginazione”. L’obiettivo è quello di continuare a difendere i confini. Soprattutto quelli europei dando un forte segnale ai criminali. Gli stessi che, secondo Piantedosi, si arricchiscono sulle spalle di chi paga e che può partire.
Si è soffermato, ovviamente, anche sulla questione che riguarda gli sbarchi. Lo stesso ha affermato che la tendenza è stata già invertita. Senza intaccare le attività di soccorso in mare. Basti pensare che negli ultimi due mesi c’è stato un abbassamento della curva. Si parla del 35%, dopo un +59% nei primi dieci mesi di quest’anno.
In conclusione ha voluto lanciare una vera e propria critica: “Molti predicano la solidarietà e l’accoglienza sulle agenzie di stampa. Poi, sul territorio, quando si devono accogliere migliaia di migranti irregolari, tutti condividono le criticità di un sistema senza regole. Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di far sbarcare i migranti in tutti i porti italiani. Non solo in Calabria e Sicilia. Dove le strutture sono sotto stress”.