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Presepe vivente di Cammarata. Emozioni, storia e arte agrigentina: le date

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Arianna Di Pasquale

Riavvolgiamo il nastro. Torniamo indietro nel tempo. Nel Natale di fine 800 e inizio 900. Prendiamo tre personaggi: Maria, Giuseppe e Gesù Bambino. Ed eccoci, quest’anno in un luogo speciale.

Non è Betlemme. Non è Greccio. E’ di più. E’ Cammarata, delizioso borgo agrigentino incastonato nel cuore del Parco Regionale dei Monti Sicani e della Riserva Orientata del monte omonimo. A Cammarata il 5/6 gennaio prende vita il Presepe Vivente più bello della Sicilia. Raggiungendo Cammarata avrai la possibilità di vivere la nascita del Bambino Gesù immerso in una spiritualità genuina e vera, tra la bellezza del Santuario di Santa Rosalia, un eremo settecentesco situato a quasi mille metri d’altitudine, in un piccolo bosco di querce. Nella Chiesa Madre di San Nicola di Bari troverai l’organo a canne più antico della Sicilia. Qui ci sono poi gli antichi marcati, tipici ricoveri in pietra per l’allevamento degli ovini. Sono un pezzo della storia del nostro Paese.

E così Cammarata, a Natale, diventa Presepe. Nelle casette del centro storico, le stradine ciottolose, si trasformano in una scenografia unica. Pastori, animali, artigiani e contadini ti fanno rivivere il Natale, attraverso la vita semplice di altri tempi, riproponendo attività scomparse, usanze dimenticate, costumi e sapori cammaratesi. Ci saranno ben 21 postazioni dove potersi immergere nel Presepe Vivente di Cammarata. Nelle postazioni potrai infatti degustare la ricotta del pastore, ottenuta esclusivamente da latte di allevamenti presenti nel territorio, assaggiala, ne vorrai di più. Viene cucinata in antiche pentole le “quadaruna”, sotto ognuna di esse, legna che arde.

C’è poi la postazione dei fagioli. La ricetta è tradizionale e antica! C’è il pane. A Cammarata per l’occasione del presepe vengono utilizzate delle farine tipiche della zona, macinate e poi impastate dal vivo. Dopo la tipica lievitazione, gli viene data una forma particolare: quella del “guastidduzzi”. Il pane viene quindi cucinato nel forno a legna sotto gli occhi di tutti, ancora caldo, è condito con olio extra-vergine di oliva, sale e  origano del Monte Cammarata e quindi servito. C’è la pasta fatta al matterello. I Ceci. Anche per questi un’antica e tradizionale ricetta del luogo. Sono  cucinati a legna! Dulcis in fundo il vino cotto, la ricetta è segreta. Ma tutti potranno apprezzarne la bontà.

Particolarmente suggestivo è lo scenario naturale del centro storico; varcata la soglia del “patu arabu” di via Coffari, che segna l’entrata del presepe, la memoria sembra  subito riportarci  a rivivere una realtà parallela dove il tempo si è fermato. Le viuzze, le cantine e vecchie stalle, un tempo abitate dalle antiche famiglie e oggi ormai in disuso si rivestono di luci,  gesti, canti e  sapori di un tempo, prendendo vita attraverso i numerosi figuranti, circa 200.

L’allestimento  di anno in anno si arricchisce di fascino e nuove suggestioni. C’è una ricostruzione di ambienti e scene sempre diverse. Le case in pietra, annerite dal fumo delle cucine a legna, verranno arredate con attrezzi e arnesi da lavoro, donati da contadini e artigiani del paese. Arti e mestieri vengono proposti con le tecniche di lavoro e strumenti, di un tempo ormai lontano. Ogni cosa racconta la storia del presepe vivente di Cammarata. Una storia fatta di episodi semplici e modesti, e ricordi che il tempo non è riuscito a cancellare.

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Arianna Di Pasquale