Lo scontro a tutto campo è stato forse innescato da un articolo scritto male nello statuto dem: Parisi: “Una polemica che si poteva evitare”. Pesano i precedenti di Roma e Torino
Uno scontro a tutto campo innescato, per alcuni, da un articolo dello statuto del Partito Democratico scritto male. Il passaggio sotto accusa è l’articolo 12 che parla del voto delle primarie aperte, facendo riferimento alla registrazione online degli iscritti, da effettuare al momento del voto nei gazebo o nelle sezioni, e da trasmettere in tempo reale all’albo degli iscritti: “Gli elettori che partecipano alle primarie aderiscono all’Albo nazionale delle elettrici e degli elettori direttamente nelle sedi di seggio ed esclusivamente per via telematica e digitale.
Tutti i seggi sono dotati dei supporti informatici adeguati per garantire la registrazione immediata e senza deroghe”, si legge nel passaggio. Ma, poi, viene aggiunto: “Il complesso delle regole congressuali viene stabilito con apposito regolamento votato nella prima Direzione di apertura del percorso, che dovrà anche prevedere la fattispecie delle deroghe all’esclusività della via telematica e digitale per le sedi di seggio”.
si devono solo identificare le regole che facciano in modo che quel voto non sia contestabile
Da qui lo scontro che, da normativo, si fa politico. Perché la richiesta, durante la prima direzione ad avvio del percorso congressuale, non c’è stata. Questo dicono i contrari al voto da remoto, un fronte nutrito che comprende soprattutto i sostenitori di Stefano Bonaccini, a partire da Pina Picierno, oltre alla candidata Paola De Micheli e che vede Gianni Cuperlo, al momento, non particolarmente appassionato al tema. I sostenitori dle voto online, al contrario, sono schierati per lo più accanto ad Elly Schlein, e comprendono buona parte della sinistra del partito.
“A me le primarie online piacciono”, spiega Pierfrancesco Majorino, “si devono solo identificare le regole che facciano in modo che quel voto non sia contestabile”. Si dice “non contraio in linea di principio” il sindaco di Firenze Dario Nardella, sostenitore di Stefano Bonaccini, ma – aggiunge – “dobbiamo essere seri: non possiamo cambiare le regole del gioco in pieno congresso. È come se a fine primo tempo della finale dei Mondiali di calcio si decidesse di non fischiare più il fuorigioco nel secondo tempo”. Per quanto riguarda il garante del percorso, Enrico Letta, fonti parlamentari a lui vicine assicurano che se ci fosse il rispetto rigoroso dello statuto e l’unanimità di consensi fra tutti i competitor, il segretario dem non si metterebbe di traverso a questa possibilità. Fatto sta che, al momento, questa unanimità di vedute è lontana. A questo punto, viene spiegato, ci si potrebbe rimettere alla direzione nazionale e, di conseguenza, all’assemblea del partito. La prima si riunirà la prossima settimana per decidere lo spostamento delle primarie dal 19 febbraio al 26 febbraio.