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Il viaggio di Vittorio Feltri a Seul: “Tabacco, prostitute e sudore”

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Paolo Colantoni

Il quotidiano Libero ripropone un lungo racconto dell’ex direttore: un resoconto della vita a Seul, terribilmente moderno

Quanto è cambiata la vita in Corea del Sud negli ultimi trent’anni? Come si viveva a Seul alla fine degli anni 80′ e quante differenze ci sono con l’attualità? Un resoconto di Vittorio Feltri viene riproposto oggi dal sito internet del quotidiano Libero, regalandoci una visione moderna e poco distante dall’attualità, della vita a Seul. Dall’organizzazione delle Olimpiadi (realizzate nel 1988) alla quotidianità.

Un viaggio a Seul, tra prostituzione e alcool – notizie.com

A Seul sembra che nessuno “rinunci a fare festa”, ricorda Feltri, “per quanto il tempo a disposizione del coreano medio per festeggiare sia scarso: egli lavora dieci-dodici ore al giorno e non ha la settimana corta; per divertirsi gli rimangono la sera e la domenica. Ogni minuto non sfruttato è perduto: ovvio che il popolo abbia l’ansia di non sprecare la più piccola occasione ludica e sia meno rilassato quando riposa che non quando sgobba”. Alla fine del lavoro, i più ricchi si rilassano in ristorante. “Direte: che razza di hobby è sedersi a un tavolo e abbuffarsi. Senza trascurare che pure da noi ogni serata mondana se non finisce in party finisce in trattoria, occorre sapere che le osterie a Seul non vengono valutate dalla guida Michelin in base alla qualità dei piatti forti e dei contorni, ma esclusivamente al servizio“.

Dopo la cena, il servizio extra: “L’avventore ha diritto a un digestivo tanto particolare da costruire la principale differenza fra la cucina locale e quella mediterranea, ingiustamente rinomata. Non si tratta di un amaro sia pure migliore del “18 Isolabella”, ma di un massaggio e anche qui bisogna fare una precisazione: non una cosa fisioterapeutica alla Club Conti, ma un’applicazione di quell’arte che spinge l’utente ad essere affettuoso, e anche di più, con l’artista in questione. Conto finale: circa 50 mila won, 100 mila lire. Le “entraineuses” tuttofare che militano a Seul sono pressappoco 100 mila su 10 milioni e rotti di abitanti: un esercito imponente che copre il fabbisogno di ogni ceto sociale. Cambiano l’età e l’estetica delle operatrici nonché il livello del bistrot, ma le operazioni sono all’incirca sempre le stesse”.

Le donne in Corea del Sud

Le donne in Corea del Sud – Notizie.com

E le donne? Feltri racconta di aver assistito a “spettacoli che farebbero svenire le nostre femministe e che sono la dimostrazione di come quaggiù, con tutta l’evoluzione tecnologica e commerciale del Paese, la donna oggetto è una realtà consolidata. Anzi, è solo una cosa, un optional, una guarnizione dell’uomo, il quale se no se la porta appresso al guinzaglio è perché sa che non scappa”. Ancora: “Sono le 22 quando entro nel salone che odora di tabacco, sudore e gelsomino, il disc-jokey sbraita quando i suoi colleghi di Rimini, l’alto parlante eleva al massimo dei decibel la voce piagnucolosa di Paul Anka: “you are my destiny”.

Myeongdong quartiere di Seul – Notizie.com

In pedana si dannano, in un groviglio fluorescente, centinaia di teen-ager. Sarebbe una scena ordinaria se non fosse che nel mucchio prevalgono ragazze che danzano tra loro sotto gli occhi avidi di pretendenti sprofondati in poltrona e dall’aria di mediatori in procinto di scegliere capi di bestiame. La scelta in effetti avviene, e con modalità che escludono ogni forma di galanteria. Terminato il disco, le candidate si accucciano su sofà attorno a tavolini imbanditi e si asciugano la fronte con Kleneex che abbandonano stropicciati sul ripiano, al centro del quale troneggia un ricco vassoio: anguria, pesche, mele, uva, birra, Coca Cola, vino di riso. Aspettano pazientemente il bacio della fortuna, cioè del cavaliere”.

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Paolo Colantoni