Il tribunale rivoluzionario ha stabilito la pena il professionista iraniano, accusato tra le altre cose del crimine chiamato “moharebeh”. Il giocatore è anche sospettato dell’omicidio di tre membri delle forze di sicurezza
La sentenza è arrivata e, per quanto durissima, può almeno far tirare un piccolo sospiro di sollievo per il calciatore iraniano Amir Nasr-Azadani. Il 26enne è infatti stato condannato a 26 anni di carcere da un tribunale rivoluzionario, per via del presunto omicidio di tre membri delle forze di sicurezza e altri due reati commessi durante le proteste che hanno scosso il Paese mediorientale da metà settembre, in seguito alla morte di Mahsa Amini mentre era sotto la custodia della polizia iraniana.
Il “sospiro di sollievo” è relativo al fatto che altri tre implicati nell’assassinio dei tre basiji – militanti islamici – nella città di Isfahan a metà novembre, sono stati condannati a morte, mentre un altro a due anni di carcere.
Iran, calciatore condannato a 26 anni di carcere
La Repubblica islamica ha giustiziato, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, entrambi accusati dello stesso crimine per la loro partecipazione alle proteste di Mahsa Amini, impiccandoli in pubblico nella città santa di Mashad rispettivamente l’8 e il 12 dicembre 2022. Delle esecuzioni avvenute dopo dei processi quantomeno iniqui. Almeno sotto questo punto di vista, il calciatore sembra aver scampato la pena di morte.
Subito dopo la notizia dell’accusa nei suoi confronti, avvenuta il 12 dicembre scorso, la FIFPRO, l’unione mondiale dei calciatori, si era detta “scioccata e disgustata” per quello che stava accadendo, chiedendo “l’immediata rimozione della sua punizione“. Sul sito Change.org, inoltre, è stata lanciata una petizione per fermare l’esecuzione, che ha quasi raggiunto l’obiettivo di 1,5 milioni di firme.