Nonostante le difficoltà formali legate da una parte ai vincoli europei, il ministero competente sta prendendo in esame la modifica
La parola rinvio non è tabù. Il governo è deciso ad affrontare il tema delle concessioni balneari, che si materializzerà al Senato già dai prossimi giorni con l’esame del decreto Milleproroghe. E la possibilità di uno spostamento in avanti delle scadenze per le gare viene seriamente presa in considerazione, nonostante le difficoltà formali legate da una parte ai vincoli europei (la riforma della concorrenza è inserita nel Pnrr) dall’altra a quelli nazionali, ovvero alla sentenza del Consiglio di Stato che imporrebbe le procedure competitive entro quest’ anno. A Palazzo Madama l’iter del provvedimento di fine 2022 inizia oggi nelle due commissioni Affari costituzionali e Bilancio. La questione dei balneari in realtà è doppia. Da una parte ci sono le scadenze per le gare, sulle quali una parte della maggioranza ha già annunciato la volontà di dilatare i tempi.
Dall’altra parte gli aumenti dei canoni scattati dal primo gennaio in via amministrativa, con un adeguamento che supera il 25%. A proporre apertamente uno slittamento è Forza Italia con Maurizio Gasparri. Il nodo sarà approfondito nei prossimi giorni a Palazzo Chigi, in parallelo con i lavori parlamentari. La soluzione che si prospetta e che comunque deve essere ancora approfondita è il rinvio di un anno di tutti i termini: quello fissato al 31 dicembre di quest’ anno per lo svolgimento ordinario delle gare e quello di fine 2024 entro il quale si devono concludere le procedure anche nei Comuni che abbiano avuto oggettive e dimostrate difficoltà tecniche: questi 12 mesi di tolleranza erano già stati accettati dal precedente governo e inseriti nella legge 118 sulla concorrenza.
La necessità di realizzare una mappatura del demanio marittimo
Ora che il 2023 è già iniziato un altro fattore di ritardo è rappresentato dalla necessità di realizzare una mappatura del demanio marittimo. Se questa sarà la strada, l’anno in più potrebbe servire tentare di riesaminare il dossier a livello europeo, sottraendo la materia all’applicazione della direttiva Bolkestein. Uno scenario che renderebbe più digeribile per le categorie l’incremento dei canoni, difficile da cancellare perché questa mossa richiederebbe una copertura finanziaria, essendo la relativa voce di entrata già prevista a bilancio. Intanto oggi il Consiglio dei ministri procederà ad un altro rinvio, su un dossier delicato: quello del payback per i dispositivi medici.
Si tratta della norma che impone alle aziende del settore di contribuire a ripianare lo sforamento del tetto di spesa da parte delle Regioni. Questo obbligo non scatterà immediatamente, ma dal 30 aprile: ci sarà un decreto legge ad hoc, destinato poi probabilmente ad essere travasato in uno dei provvedimenti già all’esame del Parlamento. L‘obiettivo della proroga, voluta dal ministero dell’Economia, è permettere il proseguimento degli approfondimenti in corso con le aziende che producono dispositivi per gli ospedal. Se il payback dovesse essere cancellato, si porrebbe naturalmente il tema delle risorse finanziarie necessarie per la compensazione