Per non perdere i giudici i dem puntano sulla Cartabia

Per sbarrare la strada del Csm al centrodestra, pronto un asse sull’ex ministro della Giustizia. La sinistra ha anche un piano B: Violante (che non dispiace al Cav)

Per «garbo istituzionale» la premier Giorgia Meloni non sarebbe intenzionata a forzare la mano e occupare tutte le dieci poltrone disponibili, operazione che, con l’appoggio del Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, sarebbe alla portata. Il Quirinale osserva, apparentemente neutrale, e a Palazzo Chigi lo scontro non interessa, soprattutto perché nelle ultime legislature l’opposizione ha ottenuto sempre almeno un terzo dei consiglieri laici. Ma applicando questa regola non scritta i numeri per garantirsi la vicepresidenza non sarebbero più così sicuri. Anzi. Per tale motivo il candidato ufficiale del centro-destra è ancora tenuto segreto. È un nome che nella maggioranza pensano di riuscire a far eleggere, ma la cautela è d’obbligo. Soprattutto visti i segnali che arrivano dal Colle più alto e dalle toghe. Ieri il Corriere della sera si è fatto interprete, se non medium, dei desiderata di una parte della magistratura progressista, di cui il quotidiano dai tempi del caso Palamara è fedele portavoce.

L'ex ministro
L’ex ministro della giustizia Cartabia (Ansa)

Per esempio a proposito del possibile cappotto sull’elezione dei laici, il Corriere ha ammonito: «Lasciare fuori una fetta importante dell’opposizione (la più rilevante e numerosa) sarebbe una forzatura e un segnale di rottura, sia sul piano degli equilibri che su quello politico istituzionale». E poi ha aggiunto: «Difficile da ipotizzare una simile “dichiarazione di guerra” sul terreno già minato dei rapporti tra politica e magistratura». Insomma centrodestra avvertito mezzo salvato. E per non farsi mancare nulla il quotidiano ha «bruciato» i presunti candidati «ancora coperti» della Meloni e della sua maggioranza: il professor Giuseppe Valentino (in quota Fdi) e l’ex consigliere del Csm e parlamentare di Forza Italia Pierantonio Zanettin.

La lega vorrebbe puntare sulla Bongiorno ma ci sono poche possibilità

L'ex ministro
L’ex ministro della Giustizia Cartabia insieme agli agenti delle forze dell’ordine (Ansa)

Ma avrebbero carte da giocarsi anche l’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Il quale farebbe lo stesso percorso del dem Giovanni Legnini, che, nel 2014, passò direttamente dal governo (sottosegretario con delega all’Editoria e all’attuazione del programma) alla poltrona più importante del Csm. Sul fronte Lega, invece, a lavorare dietro le quinte è la plenipotenziaria di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, anche se nessuna personalità del Carroccio sembra avere possibilità di farcela.

In ogni caso, per ora, sul piatto ci sono solo le autocandidature. La riforma Cartabia prevede che per essere papabili o ci si deve autocandidare o si deve essere proposti da almeno dieci parlamentari di due diversi gruppi. Ma per ora sul sito di Montecitorio ci sono solo i 145 avvocati e/o professori che si sono autopromossi, anche se in testa alla pagina si legge «elenco aggiornato con le 163 candidature pervenute sino alle ore 15 del 9 gennaio 2023». Sempre il Corriere ci fa sapere (o auspica) che «non è scontato che i sette neoconsiglieri di Magistratura indipendente (il gruppo più conservatore e per questo considerato più vicino alla nuova maggioranza di governo) decidano di votare un candidato selezionato dal centrodestra.

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