Il fattaccio è accaduto durante le riprese di ‘6 Underground’ girato in Italia nel 2018, con Ryan Reynolds, Adria Arjona e Ben Hardy. “Non pagherò alcuna multa”, le parole del regista
Chi l’avrebbe mai detto. Per la presunta morte di un povero piccione il famosissimo regista americano Michael Bay è al centro di una furiosa polemica con la magistratura italiana. Una querelle che va avanti da quasi cinque anni. Come riporta il sito The Wrap, nel corso delle riprese del film 6 underground avvenute a Roma nel 2018, sarebbe rimasto ucciso un esemplare della specie, che in Italia è protetta. Le direttive europee sono molto strette in merito alla salvaguardia delle 572 specie protette di uccelli, quindi Bay e la sua troupe sarebbero corresponsabili, legalmente parlando, di “attività che minacciano direttamente gli uccelli“.
E il regista, davanti a questa storia, non è che l’abbai presa benissimo. Tutt’altro. “Notoriamente sono un amante degli animali e un attivista“, ha spiegato Bay a The Wrap. “Nessun animale coinvolto nella produzione è stato ferito. Così come in qualsiasi altra produzione a cui abbia lavorato negli ultimi 30 anni”. In Italia è illegale ferire, uccidere o catturare qualsiasi uccello selvatico, piccioni compresi.
Secondo le accuse mosse dalle autorità italiane, il piccione viaggiatore sarebbe stato ucciso da un dolly nel corso di una scena sul set romano. La denuncia è partita da una fonte anonima, che avrebbe assistito all’incidente e documentato quanto accaduto attraverso alcune foto. In qualità di regista del film, Michale Bay è ritenuto responsabile. “C’è un caso giudiziario in corso, quindi non posso entrare nei dettagli“, ha chiarito Bay, ribadendo la sua innocenza. “Abbiamo chiare prove video, una moltitudine di testimoni e agenti di sicurezza che ci esonerano da queste affermazioni“.
“Mi è stata offerta dalle autorità italiane la possibilità di risolvere la questione pagando una piccola multa, ma ho rifiutato di farlo perché non mi sarei dichiarato colpevole di aver ferito un animale“, ha concluso Bay. Stando alle direttive europee e alla legge italiana, Michael Bay e la produzione dovrebbero pagare una multa, però dopo tre tentativi la situazione non si sblocca, perché la risoluzione legale che prevede il pagamento dell’ammenda passa attraverso un’ammissione di colpa. Che non c’è e non ci sarà mai, come ha raccontato Bay a The Wrap.