Iran, dalla tv di Stato alle celle: la giornalista aguzzina che interroga i detenuti

Ameneh Sadat Zabihpour era un volto noto del piccolo schermo. Ora estorce confessioni ai prigionieri e li trasmette nel tg

Una storia vergognosa. Di quelle che ti fanno accapponare la pelle, soprattutto se si tratta di un giornalista. Già colui, e in questo caso coler, che dovrebbero principalmente informare, se poi da informatori, e per giunta anche volti conosciuti, per cui la gente si fida, si trasformano in aguzzini della peggiore specie, beh, la vicenda diventa truce e ancora più allucinante. E’ la storia di Ameneh Sadat Zabihpour che processa in tv i “nemici dell’Iran“: prigionieri politici, attivisti, donne colpevoli di aver contestato l’obbligo del velo, cittadini con doppia nazionalità, sindacalisti, minoranze religiose. A Teheran la chiamano “la giornalista degli interrogatori”, diverse testimonianze hanno confermato la sua presenza nelle carceri durante gli interrogatori dei prigionieri per estorcere confessioni forzate poi mandate in onda al telegiornale della sera. A novembre è stata sanzionata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea per “gravi violazioni dei diritti umani in Iran” per aver “interrogato i critici del regime e prodotto video di confessioni forzate“.

La giornalista del regime
Ameneh Sadat Zabihpour e il suo collega Ali Rezvani della televisione di stato iraniana Irib (Twitter)

La prima a denunciare il suo ruolo negli abusi in carcere fu nel 2020 Sepideh Gholian, un’attivista civile e sindacale iraniana che aveva partecipato alle proteste del 2019 scatenate dall’aumento del prezzo dei carburanti, scrive Repubblica: “La signora Ameneh Sadat Zabihpour era presente nella stanza degli interrogatori con un testo preparato per noi, da leggere dopo che ero stata sottoposta a ore di torture fisiche e psicologiche per estorcermi una confessione“. Gholian ha anche citato in giudizio Sadat Zabihpour, ma ha finito per pagare con altri 8 mesi di cella per diffamazione. Come di tutti gli alti funzionari dell’apparato di potere in Iran, della anchorwoman della Repubblica Islamica si sa poco. È nata nel 1984, a Teheran, e da almeno 10 anni è uno dei volti più potenti della tv di stato iraniana, la Irib, Islamic Republic of Iran Broadcasting, che è sotto il controllo del governo: il direttore viene nominato direttamente dalla Guida suprema Khamenei.

Denunciata per violazione dei diritti umani da Stati Uniti ed Europa

Continuano le proteste in Iran
Proteste Iran (Ansa Foto) Notizie.com

Pochi giorni fa, in una lettera fatta uscire dal carcere in cui sconta una condanna a cinque anni per aver agito “contro la sicurezza nazionale“, Sepideh Qolian, una delle più importanti attiviste iraniane, ha descritto come le confessioni vengono estorte ai prigionieri e ha denunciato le pressioni e il brutale trattamento subito da lei e da altri detenuti, come essere costretti a restare ore in una stanza chiusa ascoltando “le urla di altre persone torturate“.

L’inviato speciale degli Stati Unit per l’Iran, Robert Malley, ha chiamato in causa direttamente la presentatrice: “L’Irib trasmette regolarmente confessioni forzate di giornalisti, cittadini con doppia cittadinanza, attivisti e prigionieri politici. Ali Rezvani e Ameneh Sadat Zabihpour collaborano con l’intelligence iraniana e l’Irgc per condurre confessioni forzate“. Ameneh Sadat Zabihpour, rivela il diplomatico Usa, ha prodotto anche un documentario “fittizio in cui accusa i seguaci della fede baha’i di essersi infiltrati negli asili. L’Irib ha pubblicato il suo documentario durante un’ondata nazionale di raid contro i baha’i. L’Iran continua a perseguitare i baha’i semplicemente per la loro religione“.

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