Gli istituti pubblici intentano una causa e li accusano di essere responsabili della diffusione di patologie come ansia, depressione e cyberbullismo
La settimana scorsa è partita una causa contro le società del web per i presunti danni provocati agli scolari. In passato erano già emerse correlazioni con il modo in cui i social media cercavano di aumentare la dipendenza, degli adolescenti in particolare, solo a scopo di incrementare i guadagni finali.
Secondo l’ultima edizione del Report Digital 2022, gli utenti dei social media hanno raggiunto la soglia di 4,62 miliardi (corrispondente a circa il 58,4% della popolazione mondiale) a fronte dei soli 1,48 miliardi di utenti rilevati nel 2012, con una media annuale del 12% in costante crescita, fino a registrare un incremento di oltre il 10% nel solo ultimo anno monitorato rispetto al 2021.
Le scuole americane sul piede di guerra
Sembra passata un’eternità da quando le piattaforme sociali hanno fatto il loro ingresso nel mondo digitale, inaugurando l’era della condivisione come emblema della Rete globale, portatrice positiva, si pensava, di una rivoluzione dalle straordinarie potenzialità divulgative, in grado di propagare un’elevata quantità di informazioni nello spazio virtuale. Come ogni cosa, forse, si è andato davvero oltre e l’eccesso ha portato storture nell’utilizzo di questi nuovi potenti strumenti di divulgazione di massa. Ecco che, le scuole pubbliche di una città grande e importante come Seattle hanno intentato una nuova causa contro i giganti della tecnologia proprietari di TikTok, Instagram, Facebook, YouTube e Snapchat, accusandoli di essere responsabili dei danni alla salute mentale di milioni di ragazzi.
Uno stato depressivo compulsivo
L’associazione degli istituti ha evidenziato che negli ultimi 10 anni è aumentato mediamente del 30% il numero di studenti delle scuole pubbliche di Seattle che affermano di sentirsi “tristi o senza speranza quasi quotidianamente per almeno due settimane di fila”, uno stato d’animo tanto intenso da averli indotti a “interrompere alcune attività abituali”. Un vero e proprio stato depressivo causato, evidentemente, dal confronto continuo tra la propria vita e quelle all’apparenza dorate degli influencer social. La denuncia è stata presentata da 100 scuole frequentate da circa 50mila alunni ed è la prima causa di questo genere intentata da un gruppo di scuole.
Fino ad oggi ne era stata presentata qualcuna in forma privata da alcuni gruppi di famiglie. In pratica, la richiesta formulata nella causa ai giudici è quella di ordinare alle aziende big tech di risarcire i danni e di pagare per la prevenzione e le cure per l’uso eccessivo e problematico dei social media. Secondo la denuncia, questo uso smodato dei media rende più difficile per le scuole svolgere il loro lavoro di istruire gli studenti, costringendole a chiedere il supporto di professionisti della salute mentale, sviluppare piani didattici alternativi e paralleli sugli effetti dei social media.